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Notizie

Usura bancaria: vertici Findomestic rinviati a giudizio. Attesa sentenza il 9 giugno

Acquistare è un’azione connaturata alla stessa quotidianità. Che si tratti di un’auto, di un elettrodomestico o di un immobile, poco importa. In tutti i casi è fondamentale poter contare su una disponibilità economica basilare, per procedere. Così, a volte si rende necessario il ricorso a soggetti terzi eppure, non sempre “l’aiuto esterno” fa dormire sonni tranquilli. Il pericolo, infatti, è quello di incappare in spese gonfiate e tassi d’interesse che lievitano indipendentemente da quanto pattuito in fase iniziale. Molti di noi probabilmente non sono neanche consapevoli di aver sottoscritto un finanziamento che presenta condizioni illecite, ma fortunatamente, laddove qualcuno scopre la “magagna”, si può aprire la strada per la rivincita dei consumatori. 
Questo, in breve, quanto potrebbe succedere il 9 giugno  a Verona. È attesa infatti per quella data la pronuncia della Procura in merito a una vicenda che ha visto protagonista Findomestic, società del gruppo Bnp Paribas solitamente impegnata nell’erogazione di prestiti standard. 
L’amministratore delegato, il direttore generale e il condirettore generale sono stati rinviati a giudizio su richiesta del pm Giovanni Pascucci per aver esercitato usura bancaria in concorso tra loro. Tra le motivazioni elencate, lo sforamento del tasso soglia determinato dal fatto che le clausole contrattuali pattuite contemplassero, “oltre alla mora, una penale dell’8% per mensilità scadute e non pagate”. 
La sentenza dovrà chiarire in modo definitivo le responsabilità dei vertici del gruppo, e ciò che rende il caso emblematico è che la denuncia da cui è partito tutto non è stata liquidata e archiviata in tutta fretta, come pure in passato era successo con altri casi di presunta usura bancaria. Chiaramente, se venisse confermato il contenuto del rinvio a giudizio, il danno d’immagine - oltre che economico - per Findomestic potrebbe essere notevole, in quanto, presumibilmente, si scatenerebbe un effetto a catena. Molti cittadini infatti, confortati dal responso, potrebbero chiedere un’analisi della loro posizione. 
I beninformati parlano di una condanna praticamente certa della società.
Il caso che ha originato il rinvio a giudizio per usura bancaria parte dieci anni fa, quando a un privato cittadino viene concesso un finanziamento di 25mila euro e una carta revolving con limite di fido a 1.500 euro. Ai primi pagamenti delle rate segue un aumento spropositato delle richieste economiche da parte di Findomestic, motivate, sembrerebbe da un lieve ritardo. 
La situazione culmina nel 2009, quando viene preteso un rientro (immediato) di circa 27mila euro, a cui l’interessato non riesce a opporre, in modo altrettanto tempestivo, una verifica dei propri conti. A questa tuttavia approda nel 2015, sulla scorta di un probabile pignoramento.  Emerge così l’applicazione di interessi del 17,384% - a fronte di un tasso soglia del 15,7% nel trimestre in cui il contratto è stato stipulato – e di un’indennità per i ritardi nei pagamenti che avrebbe raggiunto il 93,77% su base annua. 
Per quanto riguarda la carta di credito revolving, i tassi applicati sarebbero arrivati addirittura a sfiorare il 35%, arrivando al 121,65% su base annua anche per la capitalizzazione degli interessi. 
Findomestic si è espressa pubblicamente sulla vicenda inviando una nota al Fatto Quotidiano, in cui dichiara di attendere il verdetto del Tribunale di Verona forte della consapevolezza di aver agito nel rispetto delle normative esistenti. A detta della società, inoltre, i metodi di calcolo utilizzati dal Pubblico Ministero sarebbero stati diversi da quelli esplicitamente previsti da Banca d’Italia, e in precedenza il giudice civile avrebbe accertato l’inadempienza del cliente. Acquistare è un’azione connaturata alla stessa quotidianità. Che si tratti di un’auto, di un elettrodomestico o di un immobile, poco importa. In tutti i casi è fondamentale poter contare su una disponibilità economica basilare, per procedere. Così, a volte si rende necessario il ricorso a soggetti terzi eppure, non sempre “l’aiuto esterno” fa dormire sonni tranquilli. Il pericolo, infatti, è quello di incappare in spese gonfiate e tassi d’interesse che lievitano indipendentemente da quanto pattuito in fase iniziale. Molti di noi probabilmente non sono neanche consapevoli di aver sottoscritto un finanziamento che presenta condizioni illecite, ma fortunatamente, laddove qualcuno scopre la “magagna”, si può aprire la strada per la rivincita dei consumatori.

Usura bancaria

Usura_bancaria

Acquistare è un’azione connaturata alla stessa quotidianità. Che si tratti di un’auto, di un elettrodomestico o di un immobile, poco importa. In tutti i casi è fondamentale poter contare su una disponibilità economica basilare, per procedere. Così, a volte si rende necessario il ricorso a soggetti terzi eppure, non sempre “l’aiuto esterno” fa dormire sonni tranquilli. 

Il pericolo, infatti, è quello di incappare in spese gonfiate e tassi d’interesse che lievitano indipendentemente da quanto pattuito in fase iniziale. Molti di noi probabilmente non sono neanche consapevoli di aver sottoscritto un finanziamento che presenta condizioni illecite, ma fortunatamente, laddove qualcuno scopre la “magagna”, si può aprire la strada per la rivincita dei consumatori

Vertici Findomestic rinviati a giudizio

Questo, in breve, quanto potrebbe succedere il 9 giugno  a Verona. È attesa infatti per quella data la pronuncia della Procura in merito a una vicenda che ha visto protagonista Findomestic, società del gruppo Bnp Paribas solitamente impegnata nell’erogazione di prestiti standard.

L’amministratore delegato, il direttore generale e il condirettore generale sono stati rinviati a giudizio su richiesta del pm Giovanni Pascucci per aver esercitato usura bancaria in concorso tra loro. Tra le motivazioni elencate, lo sforamento del tasso soglia determinato dal fatto che le clausole contrattuali pattuite contemplassero, “oltre alla mora, una penale dell’8% per mensilità scadute e non pagate”.

La sentenza dovrà chiarire in modo definitivo le responsabilità dei vertici del gruppo, e ciò che rende il caso emblematico è che la denuncia da cui è partito tutto non è stata liquidata e archiviata in tutta fretta, come pure in passato era successo con altri casi di presunta usura bancaria. Chiaramente, se venisse confermato il contenuto del rinvio a giudizio, il danno d’immagine - oltre che economico - per Findomestic potrebbe essere notevole, in quanto, presumibilmente, si scatenerebbe un effetto a catena. Molti cittadini infatti, confortati dal responso, potrebbero chiedere un’analisi della loro posizione.

I beninformati parlano di una condanna praticamente certa della società.

Segnalazione in Crif, risarcimento in caso di mancato preavviso

Come è iniziato tutto

Carte_revolving_usura_bancaria

Il caso che ha originato il rinvio a giudizio per usura bancaria parte dieci anni fa, quando a un privato cittadino viene concesso un finanziamento di 25mila euro e una carta revolving con limite di fido a 1.500 euro. Ai primi pagamenti delle rate segue un aumento spropositato delle richieste economiche da parte di Findomestic, motivate, sembrerebbe da un lieve ritardo.

La situazione culmina nel 2009, quando viene preteso un rientro (immediato) di circa 27mila euro, a cui l’interessato non riesce a opporre, in modo altrettanto tempestivo, una verifica dei propri conti. A questa tuttavia approda nel 2015, sulla scorta di un probabile pignoramento.  Emerge così l’applicazione di interessi del 17,384% - a fronte di un tasso soglia del 15,7% nel trimestre in cui il contratto è stato stipulato – e di un’indennità per i ritardi nei pagamenti che avrebbe raggiunto il 93,77% su base annua.

Per quanto riguarda la carta di credito revolving, i tassi applicati sarebbero arrivati addirittura a sfiorare il 35%, arrivando al 121,65% su base annua anche per la capitalizzazione degli interessi.

Nuove vittorie dei cittadini contro anatocismo e registro cattivi pagatori

Dichiarazione Findomestic

Findomestic si è espressa pubblicamente sulla vicenda inviando una nota al Fatto Quotidiano, in cui dichiara di attendere il verdetto del Tribunale di Verona forte della consapevolezza di aver agito nel rispetto delle normative esistenti. A detta della società, inoltre, i metodi di calcolo utilizzati dal Pubblico Ministero sarebbero stati diversi da quelli esplicitamente previsti da Banca d’Italia, e in precedenza il giudice civile avrebbe accertato l’inadempienza del cliente. 

La redazione



Segnalazione in Crif, risarcimento in caso di mancato preavviso

Iscrizione Centrale Rischi

Cancellazione_CRIFL’iscrizione in Centrale Rischi va comunicata all’interessato prima che avvenga. In caso contrario, questo subisce un danno non patrimoniale da risarcire, come recentemente affermato dal Tribunale di Lecce.

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“Troppe tasse? Io smetto di pagare. E la Costituzione mi dà ragione”

La segnalazione in Crif infatti, per molti diventa una sorta di “marchio d’infamia” difficile da cancellare, anche dopo aver saldato il proprio debito, e così risulta praticamente impossibile ricominciare a vivere (e a lavorare e produrre) dopo averla subita.

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La segnalazione in CRIF

E’ lo stesso codice deontologico del sistema informatico creditizio a prevedere l’obbligo di avviso preventivo di segnalazione in Crif, in quanto, se ciò non avviene, l’interessato deve affrontare una serie di conseguenze, economiche (danno patrimoniale) e di altra natura (danno non patrimoniale).

Tra le prime, ad esempio, l’incapacità di accedere a un secondo finanziamento a causa del pregiudizio innescato dall’iscrizione in Centrale Rischi.

Tuttavia, se il danno patrimoniale va documentato e quantificato affinchè possa essere rimborsato, nel caso di quello non patrimoniale, è sufficiente presumerlo, secondo quanto stabilito dal Tribunale di Lecce, riprendendo un parere già espresso dall’Abf (Arbitro bancario e finanziario). 

Il risarcimento viene quindi stimato in via equitativa, e nel caso specifico, si riconosce «il danno per la lesione dei diritti alla persona, per il turbamento d’animo e per la sofferenza psicologica per il solo stesso inserimento del nome del consumatore nell’archivio informatico aperto a tutti gli operatori finanziari che aderiscono al circuito Crif». 

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da redazione
 


 

 

Cartelle esattoriali: come farti rimborsare se hai pagato più del dovuto?

Equitalia bussa alla porta, e pretende da te il saldo di una somma. Magari l’importo è considerevole, e quindi per metterlo insieme hai dovuto sacrificare in parte le esigenze della famiglia. Tuttavia, successivamente può capitare che il tributo in questione venga annullato, o  puoi scoprire di aver pagato più del dovuto. 
Che succede in questi casi? Ovviamente hai diritto a un rimborso, e, dopo aver inoltrato apposita richiesta, a emetterlo sarà l’ente originariamente creditore che si avvarrà come tramite proprio dell’Agenzia di Riscossione. 
 
Risarcimento determinato da un surplus di pagamento
Se la somma che hai versato supera l’importo effettivamente dovuto di più di 50 euro, Equitalia deve inviarti apposita comunicazione in cui ti notifica l’ammontare esatto del credito, e concederti tre mesi di tempo per raggiungere lo sportello designato e scegliere la modalità di rimborso. Puoi optare per un saldo in contanti o per accredito tramite bonifico. 
Trascorsi i 90 giorni previsti, Equitalia deve rendere l’importo da risarcire all’ente da cui è partito. Il tuo diritto non risulta comunque estinto, semplicemente, d’ora in poi, dovrai far riferimento all’ente originariamente creditore. 
 
Rimborso collegato a un’eccedenza da sgravio
Detta eventualità si presenta quando hai versato la somma relativa a un tributo o a un’imposta successivamente dichiarata integralmente o parzialmente decaduta dall’ente originariamente creditore. 
Solitamente le modalità per riscuotere l’importo sono le stesse sopra indicate (l’unica differenza è che non c’è il termine di 3 mesi) ma, di volta in volta, a decidere tra quali scegliere è proprio l’ente in questione. Ad esempio, in alcuni casi questo opta per la procedura di compensazione, che consente di pagare un debito attraverso crediti precedentemente maturati, o, in presenza di bollette tramite lo storno (annullamento) delle fatture seguenti. 

Equitalia bussa alla porta, e pretende da te il saldo di una somma

Rimborso_EquitaliaMagari l’importo è considerevole, e quindi per metterlo insieme hai dovuto sacrificare in parte le esigenze della famiglia
 
Tuttavia, successivamente può capitare che il tributo in questione venga annullato, o  puoi scoprire di aver pagato più del dovuto
 
Che succede in questi casi? Ovviamente hai diritto a un rimborso, e, dopo aver inoltrato apposita richiesta, a emetterlo sarà l’ente originariamente creditore che si avvarrà come tramite proprio dell’Agenzia di Riscossione
 
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Risarcimento determinato da un surplus di pagamento

Se la somma che hai versato supera l’importo effettivamente dovuto di più di 50 euro, Equitalia deve inviarti apposita comunicazione in cui ti notifica l’ammontare esatto del credito, e concederti tre mesi di tempo per raggiungere lo sportello designato e scegliere la modalità di rimborso. Puoi optare per un saldo in contanti o per accredito tramite bonifico. 
 
Trascorsi i 90 giorni previsti, Equitalia deve rendere l’importo da risarcire all’ente da cui è partito. Il tuo diritto non risulta comunque estinto, semplicemente, d’ora in poi, dovrai far riferimento all’ente originariamente creditore
 
 
 

Rimborso collegato a un’eccedenza da sgravio

Detta eventualità si presenta quando hai versato la somma relativa a un tributo o a un’imposta successivamente dichiarata integralmente o parzialmente decaduta dall’ente originariamente creditore
 
Solitamente le modalità per riscuotere l’importo sono le stesse sopra indicate (l’unica differenza è che non c’è il termine di 3 mesi) ma, di volta in volta, a decidere tra quali scegliere è proprio l’ente in questione
 
Ad esempio, in alcuni casi questo opta per la procedura di compensazione, che consente di pagare un debito attraverso crediti precedentemente maturati, o, in presenza di bollette tramite lo storno (annullamento) delle fatture seguenti
 
 
La redazione 
 


 
 
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