Divorzio: così limiti i danni (per i tuoi figli e per il tuo portafoglio)

«Nella buona e nella cattiva sorte …». Il matrimonio è la celebrazione e il coronamento  della nascita di una nuova famiglia. Non sempre però gli auspici di partenza vengono rispettati anche in corso d’opera. Così, la fine di un progetto di vita spesso coincide con l’inizio di una guerra senza esclusione di colpi, che lascia sul campo feriti e morti. I primi a farne le spese sono i figli, ma gli strascichi non mancano neanche per gli adulti. Soprattutto per i papà.
 
Dati alla mano, più della metà di loro infatti,  avverte un peggioramento della relazione con i figli, in termini di quantità e qualità, dopo la separazione. Dal canto suo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha sanzionato il nostro Paese proprio perché non fa abbastanza per garantire, in concreto, il diritto alla bigenitorialità. Insomma, per l’uomo, il più delle volte la fine del matrimonio coincide con l’inizio di un percorso in salita disseminato di difficoltà. «Le prime sono di carattere economico, se si considera che dopo il divorzio in genere è lui che deve trovare un’altra sistemazione e sostenere numerosi costi in più. Per questo molti tendono a non pagare alla madre la cifra pattuita, foraggiando invece direttamente il bambino o l’adolescente per sembrare più buoni ai loro occhi. Ma si tratta di un atteggiamento che in genere non porta a nulla di buono se non all’esasperazione dei rapporti e al coinvolgimento del tribunale». Così Graziella Fava Vizziello, psichiatra e professoressa di psicopatologia dello sviluppo presso l’Università di Padova.
 
Il problema di fondo, spiega Roberto Cataldi, è un aspetto economico non  governato dal principio di equità. Da qui uno squilibrio profondo, tra i diritti riconosciuti al coniuge materialmente più fragile e quelli dell’altro, tenuto a mantenerlo. Questo spesso comporta che «le donne siano portatrici esclusive di diritti consolidati e gli uomini abbiano solo doveri». Insomma, garantire il medesimo tenore di vita non può essere qualcosa di astratto e completamente avulso dal contesto effettivo in cui la situazione si inserisce. Perciò, conclude Cataldi, «non si può prescindere dalla considerazione che la separazione comporta sempre un aumento dei costi (doppio affitto o mutuo, doppie bollette, doppie automobili, ecc.) e se si pensa a quello che è oggi lo stipendio medio degli italiani e si aggiunge la rovinosa incidenza della crisi, si può capire come la situazione in molti casi diventi insostenibile per entrambi».
 
Come sempre, l’ideale sarebbe affrontare la questione con un pizzico di buonsenso, per limitare i danni di entrambe le parti. Dunque, non salvaguardare, a tutti i costi, un determinato tenore di vita, bensì il tenore di vita possibile ( e sostenibile). «Se ci si separa, sia lui che lei dovranno tirare un po’ la cinghia, accettando che il budget disponibile si ridurrà … per entrambi». 
 

 

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