Equitalia lo insegue da 40 anni per avere 400mila euro. Ma il debito non era suo
Lo stalikng ha tante facce. A volte anche quella dell’Agenzia di Riscossione. A farne le spese, un consulente informatico di 50 anni, Fabrizio Canevali. L’uomo, che vive e lavora a Trento, si è visto congelare tutto (proprietà, liquidi) in virtù di un “debito” contestato non a lui, bensì alla madre, 40 anni fa, quando lui non aveva neanche 10 anni. La cifra è di quelle che fa tremare i polsi: 384mila euro.
Tutto comincia quando la donna, all’epoca proprietaria di una gioielleria, a seguito di tre accertamenti, viene accusata di non aver pagato le tasse. Inizialmente decide di saldare, beneficiando del cosiddetto “condono tombale”, successivamente ricorre al giudizio per far valere le sue ragioni. Così, negli anni si susseguono una serie di sentenze a suo favore.
Ciononostante, l’Agenzia delle Entrate chiama in causa la Commissione Centrale, dove il ricorso rimane bloccato fino a quattro anni fa, quando, a sorpresa, arriva la sentenza di condanna per Claudia (nel frattempo defunta).
Nel frattempo Fabrizio Canevali ha rinunciato all’eredità della madre, eppure l’Agenzia delle Entrate lo chiama in causa «e in maniera imbarazzante richiama una sentenza della Cassazione che, in caso di condanna della parte deceduta, prevede che l' azione per rientrare dell'obbligazione possa essere rivolta solo ad uno degli eredi». Nel frattempo l’ingegnere e suo fratello si vedono recapitare due cartelle esattoriali da 150mila euro ciascuna. Il terzo fratello, residente a Milano, non è stato invece coinvolto.
«Il mio atteggiamento non è di rabbia ma oggi ho cinquant'anni e voglio che la mia vita sia limpida, perché non ho mai commesso nulla di sbagliato. Allora, chi ha il potere di togliere ed emettere cartelle, irridere le sentenze, per me va fermato. A tutela delle stesse istituzioni che hanno emesso una sentenza dove si dice che io non sono erede». Questo lo sfogo dell’uomo ai microfoni de La Gabbia, trasmissione de La7.