La Pace Fiscale tra sconti e condono

Si profila all’orizzonte una guerra fredda tra Movimento Cinque Stelle e Lega

I due partiti di governo, infatti, hanno idee molto diverse in materia di pace fiscale. Mentre Di Maio e i suoi vogliono circoscrivere la misura all’applicazione di sconti ai debiti con il Fisco, Salvini ha espresso il proposito di andare “oltre” gli strumenti classici.

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Quali sono, ad oggi, i punti fermi del provvedimento?

La bozza di Decreto Fiscale individua due aree d’intervento: la rottamazione delle cartelle, e la definizione agevolata delle controversie con Agenzia delle Entrate Riscossione.

Il Movimento Cinque Stelle, attraverso il deputato Giovanni Currò, si è detto contrario a qualunque ipotesi di condono, riconducendo la pace fiscale alla cancellazione di interessi e sanzioni. Contestualmente ha posto l’accento sul fatto che in Cassazione sono pendenti quasi 55mila ricorsi, nella maggior parte dei quali AER risulta poi perdente.

Dal canto suo la Lega porta avanti la proposta di garantire l’accesso alla pace fiscale ai debiti entro i 500mila euro. A ciò si accompagna l’individuazione di percentuali forfettarie di pagamento, comprese tra il 6 e il 25%, in relazione alla condizione economica del contribuente.

La scomoda verità circa i beneficiari della pace fiscale

Presumibilmente i due partiti di governo dovranno trovare un compromesso, così da ottimizzare gli incassi, senza però lanciare un messaggio eticamente scorretto a chi, pur disponendo di un reddito cospicuo, tenta di fare il furbo.

Tale scenario è reso necessario dai numeri diffusi dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti. Infatti, se potessero usufruire del provvedimento solo quanti hanno dichiarato il debito di imposta ma poi non hanno pagato, il Fisco non incasserebbe più del 15% dei crediti.

Nella nota di integrazione al Def si spiega che nel periodo compreso tra il 2011 e il 2016 il mancato introito di Irpef, Ires, Iva e Irap è stato di circa 86,5 miliardi di euro. Solo 15 di questi sono relativi a debiti effettivamente dichiarati. Quasi 75 miliardi, invece, derivano da omessa dichiarazione. Un ammontare ingente, su cui quindi è necessario intervenire, perché sarebbe una colpa imperdonabile lasciare che diventi “terra di nessuno”.

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