Lombardia dice addio a Equitalia. Ma è una goccia nel mare …
«Voglio un fisco umano, che colpisca gli evasori veri ma abbia comprensione per persone e imprese che vivono difficoltà». Così il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha presentato, in questi giorni, il progetto di abbandono di Equitalia. La decisione è operativa a partire da oggi, 15 settembre 2016.
«Il provvedimento è stato assunto nel corso di una seduta della Giunta regionale, che ha sancito l'avvio del nuovo sistema di riscossione coattiva attraverso il nuovo Concessionario RTI Publiservizi srl e Duomo GPA srl, individuato mediante una gara ad evidenza pubblica, su scala europea. Questo comporterà, per Regione Lombardia, una riduzione dei costi di aggio, che passeranno dall'8 per cento al 5,9 per cento, e per i contribuenti una riduzione delle spese postali».
Dunque, mentre il Presidente del Consiglio Matteo Renzi lancia proclami circa l’abolizione di Equitalia entro il 2018, a mettere mano prima, in concreto, all’idea è stato Roberto Maroni.Ciò comporta la scomparsa della cartella esattoriale, che lascia il posto all’ingiunzione di pagamento, il quale diventa lo strumento coattivo principale da parte della Regione Lombardia.
«Congiuntamente all'abbandono di Equitalia Regione Lombardia ha realizzato una campagna di 'regolarizzazione agevolata', che, anche al fine di creare le condizioni per una efficace riscossione della tassa automobilistica, contemperando le esigenze di tutela dell'Erario con quelle del cittadino incolpevolmente moroso, ha prodotto una significativa riduzione delle posizioni».
Tuttavia, gli addetti ai lavori guardano con scetticismo alla decisione di Roberto Maroni. «Il cambiamento converrà solo a Regioni, Comuni e Stato se riusciranno a strappare condizioni migliori con il nuovo concessionario, ma per il cittadino non cambia nulla se non il logo nella busta che arriva a casa con dentro pignoramenti e ingiunzioni». Così Antonio Maria Rinaldi, economista e docente di Finanza Aziendale all’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara in un’intervista a Intelligonews.
Questo provvedimento, prosegue, «è una aspirina somministrata a un malato terminale.La domanda vera è: come mai il Giappone, ad esempio, che ha il doppio del rapporto debito pubblico rispetto all’Italia ha una pressione fiscale inferiore alla nostra o come accade anche per alcuni Paesi dell’Eurozona che non hanno l’euro?».