Valvole killer: annullate le cartelle esattoriali inviate ai parenti delle vittime

Affidarsi a un ospedale sperando di risolvere un problema di salute…e poco dopo trovare la morte

Parenti-vittime-valvole-killerÈ stata questa la sorte di Antonio Benvegnù, deceduto a 50 anni nel febbraio 2002 a seguito del cedimento della valvola cardiaca prodotta dalla ditta brasiliana Tri Tecnologies. Il dispositivo gli era stato impiantato durante un intervento effettuato presso l’Azienda Ospedaliera di Padova.

La morte di Antonio Benvegnù era stata peraltro la prima di una lunga serie, e questo aveva indotto la magistratura a indagare sulla vicenda. Si era così squarciato il velo su uno dei più sconcertanti scandali della sanità italiana degli ultimi anni.

Le vie della giustizia sono tortuose…

Il PM Paola Cameran era riuscita a ottenere una serie di condanne, evidenziando le responsabilità sia di chi gestiva il reparto di cardiochirurgia di Padova che dell’importatore delle valvole difettose. I familiari delle vittime si erano quindi visti riconoscere significativi risarcimenti che, pur non cancellando il dolore per la perdita subita, li avrebbero potuti aiutare ad affrontare le spese legali sostenute.

La Corte d’Appello di Venezia e la Cassazione hanno però ribaltato la sentenza dichiarando prescritto il reato di corruzione ed evidenziando che i dispositivi cardiaci avevano ottenuto il marchio Ce. I vertici del reparto di cardiochirurgia non avrebbero dunque avuto alcuna responsabilità rispetto all’accaduto.

Così, l’azienda sanitaria locale ha chiesto la restituzione dei risarcimenti inizialmente erogati ai familiari delle vittime inviando loro una serie di cartelle esattoriali.

A dicembre scorso Margherita Sambin, vedova di Antonio Benvegnù, aveva rivolto un appello alle istituzioni per risolvere l’intricata vicenda. Nei giorni scorsi, finalmente è giunta una risposta: la Regione Veneto si farà carico del risarcimento all’azienda sanitaria locale; le cartelle esattoriali emesse sono perciò state annullate.