Lotta senza quartiere all’anatocismo? Solo sulla carta, sostanzialmente. È questa la sensazione che emerge, nettamente, scorrendo l’emendamento all’articolo 17 del Disegno di Legge di conversione del Decreto sul Credito Cooperativo finalizzato a stroncare la capitalizzazione degli interessi. Infatti, nella pratica, poco o nulla cambierà per le fasce più disagiate della popolazione.
«L’emendamento, spacciato come soppressivo di una odiosa pratica sulla maturazione degli interessi che non potrà essere inferiore ad un anno, vietando così la trimestralizzazione, stabilisce il principio in base al quale: “gli interessi debitori maturati, ivi compresi quelli relativi a finanziamenti a valere su carte di credito, non possono produrre interessi ulteriori” salvo però “quelli di mora”, lasciando il consumatore (contraente debole), in balia delle banche (contraente forte), che potrà decidere la sorte degli interessi maturati al 31 dicembre, ossia pagarli entro 60 giorni (il primo marzo dell’anno successivo) oppure trasformarli in capitale e quindi decidere che frutteranno altri interessi, con le banche che potranno “anche preventivamente” e prima della sottoscrizione dei contratti di conto corrente o di carte revolving, chiedere l’assenso alla trasformazione in capitale degli interessi». Questo il commento di Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori).
«Tale norma se non modificata, con la proposta di un conto a latere sugli interessi scaduti, come suggerito dalla consultazione pubblica di Bankitalia, sarà oggetto di una raffica di ricorsi giudiziari, per ripristinare il diritto, sancito da plurime sentenze di Cassazione».