Hai un debito? Così eviti il fermo amministrativo
Chi non riesce a pagare il Fisco teme due cose
Perdere la casa in cui vive, e il veicolo che utilizza per gli spostamenti della famiglia e/o per raggiungere il luogo di lavoro.
In quali casi il rischio delle ganasce alla macchina può concretizzarsi? Proviamo a fare il punto.
Gli “avvertimenti” che consentono di evitare il fermo
Il provvedimento è preceduto dalla notifica della cartella esattoriale, che deve obbligatoriamente fornire indicazioni relative all’esatto importo preteso e alla sanzione/tributo che lo ha originato.
Da questo momento il contribuente ha due mesi per saldare il debito, se necessario “spalmandolo” nel medio-lungo periodo tramite rateizzazione.
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Se la pendenza è inferiore a 1.000 euro, è possibile richiedere entro quattro mesi la conciliazione all’ente creditore, evitando l’intervento di Agenzia delle Entrate Riscossione.
In alternativa, se la pretesa viene ritenuta illegittima, si può agire in giudizio chiedendo la cancellazione o il congelamento del provvedimento.
Che succede quando scatta il provvedimento?
L’auto non può circolare su strada, né essere distrutta o trasferita all’estero. Se il debito non viene saldato nei termini previsti, l’agenzia di riscossione può cedere a terzi il veicolo.
Come cancellare il fermo amministrativo?
Requisito necessario ma non sufficiente è il pagamento integrale della pendenza. A questo, infatti, si deve accompagnare la consegna al Pubblico Registro Automobilistico del documento che attesti la revoca del provvedimento da parte dell’agenzia di riscossione.
In alternativa il contribuente può depositare presso il PRA il certificato di proprietà o, in sua assenza, il modulo NP3.
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