Quale sorte per i debiti ancora pendenti con il Fisco?

La pace fiscale si è fatta spazio sulla stampa e in tv da ormai più di un mese

A questo punto è dunque lecito chiedersi quale sia lo stato di avanzamento dei lavori del governo, e quali siano i requisiti per beneficiare del provvedimento.

Le due domande preliminari

La prima importante scrematura è legata all’ammontare del debito e all’eventualità che il contribuente abbia già intrapreso un contenzioso con il Fisco.

In questi giorni viene prospettata l’eventualità di un sistema a tre scaglioni: 6, 15 e 25%, da applicare in relazione alla situazione economica del debitore. Inoltre, secondo indiscrezioni, il Movimento Cinque Stelle vorrebbe destinare la pace fiscale esclusivamente a chi ha fatto la dichiarazione dei redditi, ma poi non ha pagato.

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Fino a quale importo sarà possibile usufruire del provvedimento?

Inizialmente si parlava di 100mila euro, ma c’è stata una correzione “al rialzo”. Oggi si ipotizza un tetto massimo di 500mila, ma la Lega vorrebbe innalzarlo fino a 1 miliardo di euro.

A determinare questo cambio di rotta sarebbe il fatto che i crediti non ancora incassati dal Fisco ammontano a quasi 900 miliardi, di cui meno del 20% sarebbe riconducibile a cartelle inferiori a 100mila euro.

Per quanto riguarda lo stato di avanzamento della controversia tra contribuente e Fisco, presumibilmente non saranno considerate quelle pendenti in Cassazione (circa 10% del totale). Beneficerebbero quindi della pace fiscale quanti sono ancora in primo o secondo grado, ma ancora non è dato sapere quale data farà fede.

Quali saranno i tributi interessati?

L’Iva è soggetta a regole comunitarie, quindi potrà rientrare nella pace fiscale solo in caso di liti. Non è ancora chiaro, invece, quale sarà la “sorte” della Tari e dei contributi previdenziali.

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