Usura bancaria: ecco le “voci nascoste” che ti costano caro

Sulla carta, le banche fanno a gara a chi garantisce più convenienza e tassi stracciati

Ma poi, tra le pieghe dei contratti, complici anche clausole di difficile interpretazione per i non addetti ai lavori, si annidano condizioni che diventano insostenibili nel corso del tempo. E che spesso risultano, sostanzialmente, illecite. Commissione di istruttoria veloce, indennità di sconfinamento sono solo alcune delle voci incriminate, capaci di moltiplicare, anche in brevi periodi, le somme che il cittadino deve pagare.

Ma com’è possibile che l’anomalia dei tassi non sia immediatamente ravvisabile? 

Il motivo è semplice: si fa in modo che tassi e commissioni ufficiali – sulla carta – siano inferiori al valore soglia. La situazione muta però radicalmente in fase di calcolo, quando, in base ad esempio alla finalità di utilizzo del conto, i tassi effettivi fanno un significativo balzo in avanti.  

«Una buona percentuale dei circa 1.000 casi che seguiamo su base nazionale ha per protagonista un’importante banca del Veneto che, a onor del vero, già in fase contrattuale aveva stabilito un tasso d’interesse superiore a quello soglia, dunque indiscutibilmente illecito. Insomma un chiaro caso di promessa usuraria, punibile penalmente e che quindi  comporta che le cifre versate debbano essere rimborsate al contribuente».  A fare il punto è Alfredo Belluco, vicepresidente nazionale e presidente veneto di Confedercontribuenti.

Un esempio per tutti

il Banco Popolare di Verona aveva previsto nei suoi contratti un’indennità di sconfinamento che oscillava in base alle proporzioni del debito. In alcuni casi è stato richiesto di pagare fino a 600 euro al giorno. Apparentemente la situazione è stata tamponata con l’introduzione di una commissione “tutto compreso”, ma nei fatti ben poco è cambiato. Così, sempre più spesso le banche ricorrono alla dicitura “crediti deteriorati”. Questi il più delle volte rappresentano importi medi o bassi e sono comunque contestabili per una serie di questioni di natura contabile, civile e penale che possono costare fino a 15 anni di reclusione.