Notizie

Equitalia non può toccare i beni del debitore se gli servono per lavorare

Il fermo amministrativo spietatoFermo_Amministrativo

Il fermo amministrativo può rivelarsi un provvedimento spietato, soprattutto se ha come esito ostacolare pesantemente l’attività professionale dell’interessato. 
 
Ne sa qualcosa un uomo che abita in provincia di Modena e che, dopo aver ricevuto svariare cartelle esattoriali, ha visto “congelare”  anche il veicolo intestato alla sua impresa. 
 
L’intervento di Gianluca Gardini, Difensore Civico dell’Emilia Romagna, è riuscito, fortunatamente, a scongiurare conseguenze peggiori. 
 
«Come fa a pagare le rate se non può recarsi al lavoro?» ha sottolineato. Il fermo amministrativo in questo caso è in conflitto con la disciplina giuridica vigente. Questa infatti prevede una particolare tutela per i beni strumentali all’esercizio dell’attività aziendale.
 
Il contribuente ha peraltro evidenziato di aver già concordato un piano di rientro con l’Agenzia di Riscossione, perlomeno in riferimento ad alcune della cartelle ricevute. 
 
Inoltre, come ha spiegato, «la possibilità di far fronte al saldo dei debiti contratti anche con soggetti privati, istituti bancari e finanziari, richiede un provvedimento di sospensione del pagamento degli importi dovuti». 
 
Per tutta risposta, Equitalia lo ha esortato a raggiungere quanto prima lo sportello della sua città e concordare una strategia “d’insieme” volta a estinguere la cifra in questione.
 
 
 
da redazione 




 

Avviso di pagamento: a chi spetta l’onere della prova?

Equitalia ha obblighi ben precisi Avviso_di_Pagamento_Equitalia

In caso di notifica diretta della cartella esattoriale. Infatti, la spedizione non rappresenta, in automatico, prova del fatto che la busta contenga un avviso di pagamento
 
Leggi anche
Perciò, questa è tenuta a dimostrare quale fosse l’esatto contenuto del plico raccomandato «nel rispetto dei principi costituzionali di collaborazione e buona fede con il contribuente». 
 
Tale orientamento è stato confermato dai giudici di legittimità (ordinanza 9533/15). 
 
Leggi anche
 
Dunque, in caso di notifica diretta dell’atto, l’onere della prova di corrispondenza tra atto notificato e atto utilizzato in giudizio spetta «a chi ha interesse ad invocarne l’efficacia».
 
Per una consulenza economica e fiscale clicca qui Altroconsumo

Da redazione

 


 
 

Presidente antiracket denuncia fratello. «Pretendeva il doppio di quanto mi aveva prestato»

Combatteva l’usura in nome di tante vittime invisibili e, contemporaneamente, la viveva in prima persona. Frediano Manzi, cinquantenne presidente dell’associazione «Sos Racket e Usura» di Milano, ha dichiarato di aver subito estorsione da parte del fratello gemello, Silvio Giuseppe Manzi. 
 
Tre anni fa Frediano gli avrebbe chiesto un prestito di 50.000 euro per portare avanti i chioschi di fiori gestiti con la figlia. Tuttavia, non solo l’altro lo avrebbe fortemente pressato per riavere i soldi, ma addirittura ne avrebbe pretesi ulteriori 40.000. Silvio Giuseppe avrebbe anche riferito di essere, a sua volta, sotto scacco da parte di ‘ndragheta e camorra.
 
Frediano Manzi è un personaggio molto conosciuto in Lombardia, e, per certi aspetti, controverso. Di origini salentine, arriva a Milano con la famiglia, quarant’anni fa. A fine anni Settanta apre il primo negozio di fiori cui ne seguono, nel tempo, altri dieci. Per tre anni paga il pizzo a una famiglia pugliese legata alla Sacra Corona Unita, finchè, nel 1993, alcuni punti vendita gestiti da lui vengono distrutti, dopo che l’uomo si è detto impossibilitato a continuare a pagare. Così, fonda l’associazione «Sos racket e usura».
 
Il suo “ruolo pubblico” lo spinge in prima linea. Molte le denunce e le battaglie portate avanti, che si sono tradotte, spesso, in intimidazioni e attentati. Fino a quando, per attirare l’attenzione sulle difficili condizioni in cui si trova l’associazione, si dà fuoco davanti alla sede Rai di Corso Sempione. Manzi era stato coinvolto anche in alcuni finti attentati ad alcuni suoi negozi commissionati, a suo dire, per “spingere”le cause portate avanti.