Lo Stato non ammette ignoranza, né dimenticanza
Quando si tratta di far cassa attraverso imposte, tributi e multe. Ciò spiega perché uno degli incubi peggiori e ricorrenti degli automobilisti sia “saltare” una o più scadenze relative al bollo. L’ente riscossore, infatti, grazie ad una memoria elefantiaca (o meglio, a controlli a campione spesso condotti senza seguire particolari criteri) è in grado di risalire a mancati pagamenti relativi anche a cinque o dieci anni prima.
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Comincia così il valzer di cartelle esattoriali, avvisi di pagamento, contestazioni…e richieste di pignoramenti.
Fortunatamente, però, un’ordinanza della Corte della Cassazione (la n.28072/2019, per la precisione) ha determinato un colpo di spugna perlomeno su una finestra temporale relativamente recente, quella compresa tra il 2000 ed il 2010. Dunque, per importi entro mille euro, l’imposta regionale inerente questo periodo non è più dovuta. Attenzione, quindi, ad eventuali cartelle pazze.

Il creditore, infatti NON può aggredire indistintamente, a propria discrezione, qualunque bene della controparte. Al contrario, la legge – nel caso specifico il Codici di Procedura Civile – disciplina in maniera chiara cosa può essere espropriato e cosa no.
Così, può capitare ad un contribuente di essere coinvolto in un processo di cui ignora l’esistenza, e – ciliegina sulla torta – subire in seguito il pignoramento della pensione. Che peraltro ammonta all’importo minimo necessario per assolvere il bisogno primario: sfamarsi. Storia tragicomica degna di un film? No, semplice cronaca di una vicenda avvenuta nei giorni scorsi a L’Aquila.