Ti sei accorto di aver “saltato” la revisione della macchina, e in attesa di programmarla continui a circolare?
Questo approccio…disinvolto potrebbe costarti. La revisione, infatti, è INDISPENSABILE, ai fini della circolazione e del trasporto di persone ed oggetti. E il motivo non è difficile da intuire: si tratta dell’incolumità propria di chi è alla guida, ma anche di quella di terze persone ignare, la cui unica “colpa” potrebbe essere quella di essere nei dintorni o a bordo di un mezzo malfunzionante.
Ti potrebbe interessare
Cartelle esattoriali: pagamento non esclude diritto al ricorso
I trasgressori vanno incontro, perciò, ad una multa compresa tra 169 e 7.953 euro. Un range, questo, piuttosto ampio, determinato dall’intento di racchiudere – e diversificare – tutte le possibili varianti.
Se l’automobilista non ha “semplicemente” effettuato in tempo la revisione, paga una sanzione compresa tra 169 e 679 euro. Altrimenti, in virtù delle aggravanti, l’importo lievita. Un esempio? Se si sono mancate due scadenze consecutive della revisione, la multa si raddoppia, e scatta il divieto di circolazione e l’annotazione su libretto.
La revisione è stata fatta, ma ha avuto esito negativo? Bisogna pagare una cifra compresa tra 1.957 e 7.953 euro, e nel caso di recidiva, si aggiunge il fermo della macchina per tre mesi.
Tuttavia, per scongiurare questi scenari, sarebbe sufficiente prenotare la revisione presso la Motorizzazione Civile, spendendo una cifra senz’altro più contenuta rispetto alle officine dei privati. Il costo base, infatti, è di 45 euro.

La Cassazione ha deciso che questo automatismo non è valido, perlomeno in materia di cartelle esattoriali. Così, con la sentenza n.20962 del 1° ottobre scorso, gli Ermellini hanno riconosciuto al contribuente indebitato il diritto di procedere al ricorso, anche dopo aver saldato la pendenza. In poche parole, pagare NON significa ammettere che la richiesta di Agenzia delle Entrate Riscossione era fondata.
La disperazione prende il sopravvento, e l’unica via d’uscita appare la morte. A dimostrarlo, i migliaia di suicidi di imprenditori e persone rimaste senza lavoro a seguito della grave crisi economica che ha colpito l’Italia nel 2011. E la dinamica rischia di ripetersi nei prossimi mesi, a causa dell’effetto domino innescato dal Covid19. Emblematica, in tal senso, la vicenda dell’artigiano veneto che nei giorni scorsi ha tentato il suicidio mentre si trovava presso il tribunale di Treviso. Poco prima l’uomo aveva appreso che sarebbe andato incontro al pignoramento della casa per le richieste di quattro creditori.