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Sicilia: lascia il sindaco anti-abusivismo. «Ero rimasto solo»

Agrigento, il primo cittadino di un Comune della provincia, Licata, ha deciso di dimettersi. Il sindaco, che era balzato agli onori della cronaca per la sua battaglia contro l’abusivismo edilizio, ha lamentato una scarsa presenza, nei suoi confronti, da parte dello Stato. 
L’uomo, che presenterà le dimissioni lunedì’ prossimo, ha dichiarato di essere amareggiato e deluso dalla scarsa presenza delle istituzioni, Dopo che era stato appiccato il fuoco alla sua casa di compagna, viveva sotto scorta, ed aveva incassato la solidarietà del Ministro Alfano e del Prefetto Diomede. 
«Mi erano state date rassicurazioni che la legge sarebbe stata applicata dappertutto; siccome alle rassicurazioni non sono seguiti i fatti, perché non vedo altri segnali in altri territori, ritengo profondamente ingiusto che lo Stato sia presente per portare avanti le demolizioni, ma non sia presente per ascoltare le richieste di aiuto di un sindaco quando non può pagare gli stipendi a fine mese. Siccome non ritengo che abbia senso rimanere nelle istituzioni, io lunedì preannuncerò le mie dimissioni in Consiglio comunale. Lo dico adesso perché non venga strumentalizzata questa mia intenzione. Sono sempre stato da “E' vero, le sentenze si rispettano” ma non possono essere eseguite dopo 15 anni, o 20 anni. Ma, soprattutto, vanno rispettate ovunque, la legge non può essere applicata solo a Licata».
Nel frattempo, oggi sono ricominciate le demolizioni, a stabilirlo le sentenze pronunciate dal Tribunale di Agrigento. Nel frattempo, Licata si ritrova con una nuova gatta da pelare, dopo che i due precedenti sindaci si erano ritrovati coinvolti in guai giudiziari. 

Agrigento, Angelo Cambiano il primo cittadino di un Comune della provincia, Licata, ha deciso di dimettersi. Il sindaco, che era balzato agli onori della cronaca per la sua battaglia contro l’abusivismo edilizio, ha lamentato una scarsa presenza, nei suoi confronti, da parte dello Stato.

L’uomo, che presenterà le dimissioni lunedì’ prossimo, ha dichiarato di essere amareggiato e deluso dalla scarsa presenza delle istituzioni, Dopo che era stato appiccato il fuoco alla sua casa di compagna, viveva sotto scorta, ed aveva incassato la solidarietà del Ministro Alfano e del Prefetto Diomede.

«Mi erano state date rassicurazioni che la legge sarebbe stata applicata dappertutto; siccome alle rassicurazioni non sono seguiti i fatti, perché non vedo altri segnali in altri territori, ritengo profondamente ingiusto che lo Stato sia presente per portare avanti le demolizioni, ma non sia presente per ascoltare le richieste di aiuto di un sindaco quando non può pagare gli stipendi a fine mese. Siccome non ritengo che abbia senso rimanere nelle istituzioni, io lunedì preannuncerò le mie dimissioni in Consiglio comunale. Lo dico adesso perché non venga strumentalizzata questa mia intenzione. Sono sempre stato da “E' vero, le sentenze si rispettano” ma non possono essere eseguite dopo 15 anni, o 20 anni. Ma, soprattutto, vanno rispettate ovunque, la legge non può essere applicata solo a Licata».

Nel frattempo, oggi sono ricominciate le demolizioni, a stabilirlo le sentenze pronunciate dal Tribunale di Agrigento. Nel frattempo, Licata si ritrova con una nuova gatta da pelare, dopo che i due precedenti sindaci si erano ritrovati coinvolti in guai giudiziari.

 

 

Gli mettono la casa all’asta … e lui la rovina per dispetto a nuovi proprietari

Rabbia e frustrazione possono produrre effetti incontrollati e poco piacevoli. Stavolta all’origine di tutto c’è stata una vendita giudiziaria. Giuseppe Gonzo, 60enne ex imprenditore, ha compiuto atti di vandalismi su quella che era la sua casa e che è stata acquistata all’asta da terzi. La vicenda si è svolta in provincia di Vicenza.

L’uomo ha voluto, in questo modo, sfogarsi contro chi, a marzo scorso, è entrato in possesso dell’immobile pagandolo come base d’asta 200mila euro. Il rogito non è ancora stato siglato per problemi burocratici.

Tutto era cominciato nel 2012, quando la ditta Gonzo Impianti srl era fallita e la casa era stata pignorata. Prima di questa erano state indette altre aste, ma si erano concluse con un nulla di fatto. Quelli che poi sarebbero diventati i compratori hanno chiesto di vedere la casa, e l’uomo ha accettato.  

«Quando ci siamo incontrati avevamo concordato sul fatto che io potessi continuare a vivere nei locali al piano terra, pagando l’affitto, fino a quando non avessi trovato un’altra sistemazione. Loro avevano accettato. Poi però, dopo aver acquistato l’immobile, hanno cambiato idea, spiegandomi che avevano bisogno dell’intero immobile e che quindi dovevo andare via. La loro incoerenza mi ha provocato inevitabili problemi, così ho deciso di esprimere il mio disappunto in questo modo».

Dal canto loro, gli acquirenti spiegano che non esisteva alcun accordo e che, al contrario, si erano limitati a chiedere di entrare in casa quanto prima per valutare la situazione e decidere come procedere. A questo punto, però, temono che Giuseppe Gonzo possa danneggiare anche gli interni, determinando praticamente il crollo del valore di mercato.

Il problema fondamentale, però, sembra essere un altro. Ovvero che, nonostante sia stato pagato l’intero importo in primavera, ancora non sia stato sottoscritto il rogito. E intanto, l’ex proprietario vive in casa. E potrebbe fare nuovi danni.

 

 

Il debito è stato contratto in buona fede? Si può ottenere lo stralcio

È stato accolto un piano del consumatore che comporta la revoca della cessione del quinto dello stipendio

SovraindebitamentoA sancirlo, è stato il Tribunale di Siracusa con un decreto emesso lo scorso 17 giugno. Detta pronuncia ha accolto quindi le ragioni del contribuente. 

L’episodio ha visto protagonista, nello specifico, un impiegato pubblico vittima di un sovra indebitamento decisamente importante (100mila euro circa). 

Fortunatamente, il Tribunale ha riconosciuto all’uomo il principio di meritevolezza, chiarendo che i finanziamenti erano stati sottoscritti “per mancanza di liquidità ma con senso di responsabilità”, principio confermato dal fatto che si è dato fondo ai risparmi di una vita per onorare impreviste e urgenti spese connesse a problemi di famiglia.

L’uomo si era quindi dovuto rivolgere a creditori esterni, continuando comunque a versare con regolarità le rate del mutuo e saldando le pendenze nei confronti dell’erario. 

Il tutto si sommava all’assenza di protesti e procedure esecutive. Dunque, ha concluso il Tribunale, i debiti erano stati contratti nell’ottica di adempierli.

Il piano del consumatore che è stato stilato ha comportato il saldo integrale del creditore ipotecario, per un ammontare di circa 40mila euro, e lo stralcio del 40% dei rimanenti crediti

Contestualmente, sono state annullate le due cessioni del quinto sottoscritte con Banca Popolare Pugliese e Credito Emiliano.

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Da redazione


 


 
 
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