Usura bancaria: la Cassazione dà ragione a Michele Satriani ma non allontana lo “spettro” dell’asta

Il timore reverenziale genera mostri

Michele_Satriani_SocitelPer i nostri nonni e genitori varcare la porta di una banca era un gesto dotato di una solennità paragonabile a quella sprigionata dal matrimonio o dalla conquista dell’agognato posto fisso.

Interloquire con il direttore di un istituto di credito per aprire un conto corrente o accendere un mutuo rappresentava un traguardo, il coronamento e la legittimazione di una vita dedicata al lavoro. Negli anni del boom economico, infatti, le banche erano considerate un’entità incrollabile e indiscutibile, in termini di solidità finanziaria e autorevolezza.

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Per decenni i clienti si sono piegati alle ragioni – spesso – incomprensibili del burocratese, forti della convinzione che l’interlocutore agisse in assoluta buona fede.

Da Tangentopoli in poi

Pian piano sono emerse con sempre maggiore evidenza le numerose falle del comparto pubblico. Contestualmente, si è rivelato deleterio il “matrimonio di ferro” tra politica e settore bancario, nonché spregiudicate le scelte intraprese da quest’ultimo attingendo ai soldi dei risparmiatori.

Così, nel 21esimo secolo l’usura bancaria è diventata l’equivalente economico di ciò che l’AIDS ha rappresentato, per i rapporti interpersonali, negli anni Novanta. A un’iniziale fase in cui entrambe costituivano un tabù, qualcosa di cui le stesse vittime dovevano vergognarsi, è seguito un insopprimibile bisogno di denunciare e raccontare, data l’esponenziale diffusione.

In tal senso, un contributo fondamentale è stato dato dalle associazioni che offrono supporto e tutela a chi ha subito illeciti bancari. Infatti, laddove il malcapitato vive, di base, una situazione personale - oltre che economica - delicata, caratterizzata dall’assenza di legami affettivi significativi e dall’emarginazione dalla collettività, far valere i propri diritti diventa quasi impossibile, perché contrastare la spinta distruttiva della depressione richiede uno sforzo sovraumano.

Michele Satriani, imprenditore lucano, ha resistito a innumerevoli ostacoli. L’applicazione pluriennale di tassi d’interesse vertiginosi da parte di uno dei più importanti istituti di credito italiano lo aveva messo in ginocchio. Un’azienda florida finita in fumo non è riuscita però a fargli piegare la testa.

La Cassazione, infatti, ha riconosciuto che l’uomo ha subito usura bancaria: una vittoria, questa, ottenuta con il sostegno di SOS Utenti. La pronuncia, pur non costituendo un approdo definitivo, ha ridato fiducia a Michele Satriani, che spera ora di non dover vedere liquidare all’asta la propria casa. 

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La redazione