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Niente esecuzione giudiziaria senza preavviso per cartelle sotto i mille euro

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Se il debito nei confronti dell’Agenzia di Riscossione è inferiore a mille euro, questa non può eseguire pignoramento o  fermo senza precedente comunicazione.
 
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Inoltre, devono essere trascorsi almeno 120 giorni. C’è da precisare che questa regola vige ormai da tre anni, ma non tutti la conoscono.
 
Nel dettaglio, la legge n.228 del 2012 (articolo 1 comma 544) spiega che «in tutti i casi di riscossione coattiva di debiti fino a mille euro […] intrapresa successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione, salvo il caso in cui l'ente creditore abbia notificato al debitore la comunicazione di inidoneità della documentazione ai sensi del comma 539, non si procede alle azioni cautelari ed esecutive prima del decorso di centoventi giorni dall'invio, mediante posta ordinaria, di una comunicazione contenente il dettaglio delle iscrizioni a ruolo».
 
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Qualunque azione intrapresa da Equitalia risulta invalidata, se non preceduta da una comunicazione che illustri dettagliatamente le iscrizioni a ruolo esistenti. Va inoltre sottolineato che, con sentenza n.3111 del 7 ottobre 2015, il giudice di pace ha spiegato che i dettami contenuti nella legge del 2012 hanno carattere generale
 
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Da redazione


 

Equitalia premia i funzionari più bravi. Ma non si capisce in base a cosa…

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In cima alla classifica, l’allora Amministratore Delegato (oggi sostituito da Ernesto Maria Ruffini), con 260mila euro di sola parte fissa. Seguono funzionari che hanno incassato tra i 180mila e i 200mila euro. 
 

 

L’Inps sbaglia e gli ipoteca la casa. «La mia vita è stata rovinata. Chi pagherà?»

Qual è il peggior incubo per un cittadino che, a prezzo di tanti sacrifici, ha comprato casa? Rischiare di vedersela strappare a causa di un pignoramento destinato a qualcun altro. Questo è quello che è successo a David Bernardini, 46enne di Arezzo. 
 
L’uomo ha comprato l’immobile sei anni fa, insieme alla compagna, rilevandolo dai parenti del proprietario. A dicembre 2014 gli scrive l’INPS per comunicargli che, a mezzo della Corte dei Conti, lo stesso verrà pignorato a causa di alcuni debiti del suo predecessore. «Tuttavia, io avevo proceduto nel rispetto delle regole. Così, dopo il panico iniziale, ho interpellato il notaio che mi aveva seguito, venendo rassicurato circa il fatto che l’acquisto era avvenuto in buona fede. Lo sbaglio, semmai, era da parte dei pignoratori». Intanto però, David Bernardini subisce la revoca del mutuo. 
 
A oggi, nonostante l’INPS abbia riconosciuto il proprio errore, non è ancora stata rimossa la trascrizione della domanda giudiziale. «Ciò significa che, se volessi vendere casa, non potrei farlo. Nessun notaio mi rilascerebbe un atto di vendita. Sembra che solo la Corte dei Conti potrebbe sanare la posizione. Ma nessuno sta facendo nulla, adducendo difficoltà nel porre rimedio. A questo punto, cosa dovrebbe fare un cittadino?».