Il 2015 era iniziato all’insegna della speranza, per molti contribuenti. La Legge di Stabilità aveva infatti introdotto delle modifiche relative alla riscossione dei crediti vantati da Equitalia. Si era addirittura parlato di una sanatoria che avrebbe interessato le cartelle esattoriali inferiori ai 300 euro. In pratica, una sorta maxi condono, considerando che queste sono circa il 70% del totale.
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L’ottimismo è iniziato a raffreddarsi appena è emerso che i debiti non erano stati affatto cancellati. Così, per fare chiarezza, abbiamo interpellato direttamente Equitalia. Ci è stato spiegato che le modifiche introdotte (articolo 1 comma 688 legge 190 del 2014) non riguardano direttamente i cittadini, bensì gli Enti Creditori. D’ora in avanti, infatti non avranno più l’obbligo di controllare l’esigibilità delle cartelle al di sotto dei 300 euro. Ovviamente, per i contribuenti non viene meno il diritto di chiedere la verifica sulle somme pretese da Equitalia, prima di pagare.

Ce l’ha un cuore, la burocrazia? L’esperienza comune porterebbe a rispondere di no, eppure a volte può sorprenderci con un lampo d’insperata umanità. È successo nei giorni scorsi, quando Equitalia ha contattato la Gazzetta di Mantova. Una 50enne disoccupata aveva tentato il suicidio, dopo aver ricevuto due cartelle esattoriali per un totale di più di 50.000 euro. L’Agenzia di Riscossione si è offerta di intervenire, nel caso in cui la questione sia di sua pertinenza, «per alleggerire la posizione della signora».
Non sempre tecnologia è sinonimo di infallibilità, soprattutto quando si parla di burocrazia. Così, in questo giorni la Commissione Tributaria di Grosseto si è pronunciata a proposito delle cartelle esattoriali notificate via PEC. La sentenza ha stabilito che queste sono valide solo se uguali all’originale inviato per posta. In caso contrario, sono nulle.