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Una valanga di ricorsi per i mutui alla francese

Continua la battaglia delle associazioni di categoria contro i mutui "alla francese" e contro il sistema bancario che ne incoraggia l'utilizzo. E mentre i singoli risparmiatori vincono in tribunale i ricorsi contro le banche, l'Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari (Adusbef) rilancia l'idea di una class action contro Bankitalia e gli istituti di credito che si avvalgono di questo sistema.Secondo una stima dell'associazione su ogni mutuo di 100,000 euro, l'istituto erogatore intascherebbe oltre 10,000 euro di interessi assolutamente non dovuti.

Come si rimborsa un debito: la via francese

Come si rimborsa un debito? Certo si potrebbe restituire i soldi prestati e il relativo interesse alla scadenza del debito, oppure pagare gli interessi anno per anno e rimborsare il capitale a scadenza, ma entrambi questi metodi non sono certo convenienti per il sistema bancario. La prassi comune è quella di ricorrere all'ammortamento, cioè il pagamento di una rata composta da una quota di capitale e una di interessi. Si potrebbe mantenere fissa la quota capitale; gli interessi diminuirebbero anno per anno, perché calcolati su un cifra sempre inferiore, man mano che il debito viene risarcito. In questo caso anche la rata diminuirebbe poco a poco fino ad estinguersi.

Oppure c'è il sistema alla francese. La rata è costante: la quota capitale è molto bassa , ed è destinata ad aumentare nel tempo, mentre la quota di interesse è molto alta all'inizio e tende a decrescere nel corso del tempo. Ora, il sistema "alla francese" è in assoluto il più utilizzato dalla banche; gli istituti di credito sono infatti certi di intascare nel medio periodo gli interessi sul capitale e per il mutuatario c'è la certezza di pagare sempre la stessa rata, senza ulteriori sconvolgimenti.

Ma c'è un problema: secondo i meccanismi di matematica attuariale, nel piano di ammortamento alla francese, si deve passare dal sistema di capitalizzazione semplice al regime di capitalizzazione composta; in pratica, il povero mutuatario si troverà a pagare gli interessi anche sugli interessi. Un meccanismo ben noto, chiamato "anatocismo" e vietato dal Codice Penale.

Ricorsi, leggi e matematica finanziaria: le prime sentenze

Il 9 gennaio 2014 il Tribunale di Milano annulla le clausole di un mutuo "alla francese" perché esso non soddisfa i requisiti di determinabilità del loro oggetto, come espressamente richiesto dagli articoli 1346 e 1418 del Codice Civile. Nella sentenza, pubblicata a firma del giudice Elena Riva Crugnola, si legge che la nullità della clausola di determinatezza impone non l'invalidazione del contratto, ma l'adozione della clausola sostitutiva prevista dall'articolo 1284 del Codice Civile: il contratto di mutuo rimane in essere, ma è necessario ricalcolare gli interessi da corrispondere.

La sentenza di Milano è solo l'ultima in ordine di tempo: già prima il tribunale di Bari e quello di Larino avevano accolto i ricorsi dei mutuatari contro gli istituti di credito.

Allons enfant: i consumatori sulle barricate

Adusbef ha provato a calcolare gli interessi su un mutuo ventennale di 100,000 euro, seguendo i termini dell'ammortamento "alla francese" e gli attuali tassi d'interesse. Gli esperti dell'associazione hanno rilevato una differenza di 75 euro mensili tra la rata "francese" di 791 euro e quella di 716 euro che si sarebbero pagati adottando il reale taso d'interesse. Uno scostamento che porta a 900 euro in più all'anno e a ben 18.000 euro in più a fine estinzione. Se si considera che oltre il 90% dei mutui segue l'ammortamento "alla francese" e che il capitale prestato dalla banche ammonta a circa 3,5 milioni di euro, si capisce la portata della posta in palio.

E mentre la magistratura sembra sembra seguire un orientamento univoco nel trattare i ricorsi, Adusbef si prepara a intentare una class action nei confronti del sistema bancario.

Indagato il presidente INPS per cartelle gonfiate.

Il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, è indagato dalla Procura di Roma per il suo incarico di direttore generale dell'Ospedale Israelitico di Roma, sotto inchiesta per migliaia di cartelle cliniche falsificate per gonfiare i rimborsi del Ssn: illeciti per un totale di 85 milioni di euro, secondo quanto rivela la Repubblica. Al vaglio anche la cessione all'Inps di crediti inesigibili, escamotage servito a sanare i conti della struttura.

L’indagine si basa sulla denuncia del Nas di Roma, datata 16 settembre 2013 e consegnata in procura, nella quale si ricostruisce la maxi truffa ai danni dello Stato. E dunque, migliaia di semplici interventi svolti negli ambulatori del reparto di odontoiatria dell’Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in «operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia». In totale sono state contate 12.164 schede di dimissione falsificate.

CRIMINI BANCARI: NUTI-NESCI (M5S) DENUNCIANO

Nei giorni scorsi l’imprenditore calabrese Antonino De Masi, per la Cassazione vittima di usura bancaria, ha inviato ai parlamentari italiani ed europei una richiesta d’intervento urgente sul sistema nazionale del credito bancario, allegando documenti coprovanti gravi reati a danno dell’utenza. «Dopo l’usura subita – denunciano i parlamentari M5S Dalila Nesci e Riccardo Nuti – l’imprenditore sta chiudendo le sue aziende, che non erano affatto in crisi». 

Una prima, analoga richiesta di De Masi risale al 4 aprile 2013. Nessuno si attivò. Soltanto il Movimento Cinque Stelle, per iniziativa della deputata Dalila Nesci, presentò alla Camera un’interrogazione firmata da altri sessanta deputati M5S, sollevando, tra l’altro, la necessità di una commissione parlamentare d’inchiesta sui crimini bancari. Dopo, alla presenza dei capigruppo il Movimento Cinque Stelle denunciò proprio alla Camera, con testimonianza dello stesso De Masi, il problema dell’aumento di usura e truffe bancarie, mettendo in discussione la vigilanza di Banca d’Italia, di proprietà delle banche controllate. Ancora, la deputata Dalila Nesci illustrò alla Camera un’interpellanza urgente diretta al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, ma rispose il sottosegretario alla Salute Paolo Fadda (Pd), per il quale il sistema di vigilanza è autonomo e funziona bene. In seguito alla recente richiesta di De Masi, Nesci dichiara: «Pare che a nessuna forza politica interessi ricostruire la verità dei fatti. Non si tratta solo del caso di De Masi. 

Il problema della speculazione da parte delle banche è reale, esistono sentenze penali e civili. È improrogabile che il parlamento eserciti un controllo sull’operato delle banche, a garanzia degli interessi di tutti». Le fa eco Riccardo Nuti, presidente del gruppo M5S alla Camera: «È una battaglia che abbiamo intrapreso e che continueremo, perché imprenditori e cittadini non possono essere lasciati da soli contro le banche, che dovrebbero concorrere alla ripresa dell’economia e invece, carte alla mano, spesso si comportano peggio degli usurai e con il tacito consenso della politica».