Dopo un anno come il 2020, e l’arrivo del tanto atteso vaccino anti-Covid, il 2021 è iniziato carico di speranze
Tuttavia queste prime settimane sembrano confermare i tratti distintivi dell’ultimo anno: imprevisti costanti, incertezza a 360 gradi…e necessità di affrontare un giorno per volta.
Anche Governo e istituzioni si sono allineati, tant’è che le norme relative a molti ambiti (lavoro, tasse…) ormai vengono prorogate quasi di default, ogni volta che si avvicina – pericolosamente – la loro scadenza. L’intento sotteso è tutt’altro che nascosto: in tempi di pandemia, ignorare il malcontento e la frustrazione di ampi strati sociali equivale a fomentarli, trasformandoli in vere e proprie bombe ad orologeria di cui è impossibile controllare il timer.
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Così, in zona Cesarini rispetto al termine ultimo di proroga di svariati blocchi fiscali, arriva il Decreto Ristori 5.
Il varo definitivo del corposo provvedimento è previsto per la fine di gennaio, ma ovviamente buona parte del suo contenuto è già stata resa nota sotto forma di indiscrezioni. Un esempio? L’ennesimo spostamento in avanti del termine a partire da quale ripartirà l’invio delle cartelle esattoriali. Fino a qualche settimana fa, la tregua fiscale concessa ai contribuenti si sarebbe dovuta concludere il 31 gennaio, adesso, invece, la nuova data da tenere d’occhio è il 28 febbraio. Dunque, il 1° marzo dovrebbero partire i 50 milioni di comunicazioni tenute in stand by per circa un anno.
Il Decreto Ristori 5 si occuperà non solo delle misure di sostegno economico ai professionisti piegati dal Covid e dell’ampliamento della cassa integrazione dei lavoratori dipendenti, ma dovrebbe prevedere anche una nuova tornata di rottamazione delle cartelle emesse entro il 2019. Il pagamento del debito, in questo caso, sarebbe epurato da sanzioni ed interessi e dovrebbe essere spalmato su 72 versamenti mensili (importo unitario entro 100 euro) per un massimo di sei anni.
L’ipotesi dell’azzeramento delle cartelle dall’importo inferiore a 100 euro emesse entro il 2015 è invece in forse. Ultimo, ma non meno importante, i contribuenti che potranno certificare uno stato di sofferenza economica determinata dalla pandemia di Coronavirus potranno accedere al saldo e stralcio.

Così, molti di noi – se non tutti – hanno scoperto l’esistenza della parola distanziamento. Per garantire questo sono stati chiusi a più riprese bar e ristoranti, sono stati contingentati gli ingressi nei negozi, ed è stata ridotta la capienza dei mezzi pubblici. Sulla carta, perché nei fatti, specie nelle ore di punta, la gente continua a ritrovarsi stipata, costretta al contatto gomito a gomito con perfetti sconosciuti…nella speranza di schivare sempre la “lotteria del virus”.
A cambiare, di volta in volta, è il bene – o i beni – che bisogna sacrificare per provare a estinguerlo. Succede però, che la “toppa” sia peggio del buco, e quindi il pignoramento presso terzi, quello immobiliare, o le ganasce fiscali, possono determinare una vera e propria paralisi nella vita (privata e professionale) del contribuente.