Decreto Rilancio: stimolare e promuovere la ripresa economica…ma di chi?
Inevitabile porsi la domanda, dopo aver letto l’ennesimo provvedimento che – in linea teorica – dovrebbe accompagnare le famiglie al ritorno alla normalità, quale che sia. Il Governo, infatti, anziché mettere sul piatto nuove risorse economiche, si limita a promettere bonus, integrazioni e finanziamenti a fondo perduto chiedendo ai contribuenti o alle banche di anticiparli. Ad accomunare gli uni e le altre, però, c’è una marcata diffidenza, per opposti motivi. Insomma, sia chi fa fatica ad arrivare a fine mese che i soggetti in grado di mettere in circolo liquidità hanno una scarsa propensione a farsi carico di spese che forse verranno rimborsate.
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Tuttavia, se nel caso di contribuenti che hanno subito una drastica riduzione di entrate la diffidenza è legittima, risulta difficile comprendere perché gli istituti di credito si rifiutino ad assolvere il proprio ruolo. L’ultimo, in ordine di tempo, emblematico, esempio è legato al bonus del 110% inserito nel Decreto Rilancio e destinato a chi effettua lavori di ristrutturazione o antisismici.
Una misura, questa, definita green in quanto finalizzata a incentivare l’efficientamento degli edifici guadagnando due classi energetiche o comunque quella più alta prevista dall’Ape (Attestato di Prestazione Energetica).
L’eco-bonus può essere riscosso in due modi:
- detrazioni fiscali da ripartire su un periodo massimo di 5 anni;
- cessione del credito dal contribuente alla ditta che realizza i lavori e, attraverso quest’ultima, ad una banca.
State già preparando un elenco lungo e particolareggiato degli interventi da fare in casa per sfruttare il rimborso integrale con aggiunta di un’ulteriore 10%? Prima di contattare la ditta e prendere accordi, fatevi un paio di domande.
Come pensate che si espleterà CONCRETAMENTE la cessione del credito? Ammettendo che vi venga accordato l’eco-bonus, a chi dovrete comunicarlo, per poterne usufruire? E ancora: in che modo verrà pagata l’azienda che effettua i lavori? L’istituto di credito le farà un bonifico “sulla fiducia”? Anche tralasciando per un attimo la rigidità delle procedure burocratiche bancarie ed ipotizzando che la risposta sia sì, come farà a recuperare la cifra sborsata?

A prevederlo è stato il Decreto Rilancio, che ha riconosciuto la possibilità di ricevere 1.000 euro a fondo perduto ad artigiani, commercianti, partite IVA e coltivatori diretti rimasti “a secco” dopo i 600 euro di marzo e aprile. L’importo sale a 2mila euro se riferito ad una società.
Oggi, infatti, spesso non lo fanno neppure una volta, dando per scontato che il destinatario della raccomandata non sia in casa, o che addirittura il suo domicilio/residenza sia cambiato. La conseguenza di questo comportamento negligente? Nella migliore – si fa per dire – ipotesi, nella buca delle lettere viene depositato un avviso di giacenza che costringerà al ritiro presso un ufficio postale entro pochi giorni. Nella peggiore, la comunicazione, se proveniente da Agenzia delle Entrate Riscossione, viene affissa presso la casa comunale, e il diretto interessato lo scopre solo a distanza di tempo, magari quando ormai, causa debito pendente, il creditore ha avviato l’iter del fermo amministrativo.