Imu e Tari: sospensione o moratoria?
Una delle conseguenze dell’epidemia di Covid19 rischia di essere, usando una metafora brutale ma calzante, una specie di guerra tra poveri. Vale a dire, fonte di aspri conflitti tra soggetti economicamente vulnerabili, in forme ed a livelli diversi. Così, nei giorni scorsi, Governo e rappresentanti locali hanno valutato l’eventualità di esentare dal pagamento delle sanzioni applicate su Imu e Tari alcune tipologie di contribuenti.
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Tale ipotesi scaturisce dalla valutazione, da parte del Ministero dell’Economia, dei “due corni” del problema. Da una parte, infatti, ci sono i Comuni, le cui casse hanno subito, spesso, profonde ripercussioni dal fuoco incrociato del Coronavirus e del lockdown. Dall’altra ci sono i cittadini che hanno perso il lavoro e magari stanno aspettando il pagamento della cassa integrazione, o che comunque hanno subito una riduzione di ore e quindi di stipendio. Ad accomunarli, l’esigenza di non compromettere ulteriormente una situazione finanziaria già negativa, fermi restando i doveri sanciti dalla legge.
Dunque, la soluzione in grado di salvaguardare – parzialmente - entrambi sarebbe quella di evitare il ricarico di sanzioni ai contribuenti che attualmente non possono pagare Imu e Tari. Presumibilmente la moratoria andrebbe avanti fino al 31 luglio, e non fino al 30 novembre come inizialmente previsto.
L’ultima parola spetterà comunque ai sindaci che, in caso di via libera alla moratoria, comunque potrebbero esigere il regolare versamento delle imposte da parte delle attività che non sono state intaccate dal lockdown, vale a dire quelle classificate come essenziali.
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Tante parole che suscitano aspettative e speranze, evocando valori profondi e promettendo vicinanza e supporto…ma che poi si sgonfiano come palloncini al fatidico momento dell’incontro faccia a faccia.
Sono molte le assenze assordanti nella comunicazione e nei provvedimenti varati dal Governo per arginare il Covid-19. Nessuno ha parlato, ad esempio, dei finanziamenti accesi nel periodo precedente, e che oggi moltissimi italiani non sono più in grado di sostenere. A perdere il lavoro o subirne la drastica riduzione sono stati gli occupati di molteplici settori, dal turismo alla ristorazione passando per le attività culturali ed il commercio al dettaglio. Non poter pagare una o più rate connesse all’acquisto della lavastoviglie, del portatile, o dell’auto può determinare l’iscrizione in Crif, con tutte le conseguenze del caso, spesso equivalenti alla paralisi professionale e personale. Specularmente, anche le finanziarie si espongono al rischio tangibile di veder andare in fumo il proprio credito.