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Notizie

«Ho una moglie invalida e un figlio paraplegico. Non ci butteranno fuori casa»

Spesso i creditori non arretrano davanti a niente. Neanche davanti alla malattia. Il fattore umano sembra diventato un optional, qualcosa di facoltativo. Assolutamente irrilevante, se non addirittura fastidioso. Può riassumersi così la vicenda dell’imprenditore sardo Giuseppe Floris. Venerdì l’ufficiale giudiziario busserà alla porta di casa per sfrattare lui, la moglie invalida e il figlio paraplegico.
 
«Non gliela darò vinta». Così l’uomo. A fine anni Ottanta la sua azienda era tra le prime trenta della provincia di Oristano. Poi la crisi, e il balletto infernale ormai noto. Crediti impossibili da riscuotere, banche sorde alle richieste di dilazione, e i debiti che, piano piano, lievitano… A quel punto Floris è costretto a chiudere i battenti.
 
L’impresa comunque non è stata ancora venduta, e la prossima asta, la sesta, è prevista tra due mesi. Nel frattempo l’uomo è intenzionato a chiedere una proroga, avvalendosi di una prassi ormai consolidata. Sempre più spesso infatti, i tribunali stanno procedendo al blocco della vendita giudiziaria, quando il prezzo scende al di sotto del 50% del valore del bene.
 

 

Aziende: possibile congelare i mutui fino a 4 anni

Squadra vincente non si cambia. Così Abi e le Associazioni di impresa hanno rinnovato l’Accordo per il Credito 2013, rilanciando con l’edizione 2015. Il programma consente alle aziende di non pagare per 12 mesi la quota capitale di mutui e leasing, prolungandoli per un massimo di 4 anni.
 
L’iniziativa è finalizzata a dare ossigeno al polmone produttivo del Paese. Ad oggi le richieste accolte sono state circa 40.000 per un totale di 15,6 miliardi di euro. Perciò la liquidità a disposizione delle imprese ha registrato un incremento di 2 miliardi. I settori che hanno maggiormente beneficiato dell’iniziativa sono quello commerciale/alberghiero (26,8% delle domande), l’edilizia (18,8%) e l’industria (14,6%).
 
L’Accordo per il Credito 2015 è aperto anche a chi ne ha già usufruito in precedenza, a patto che siano trascorsi almeno 24 mesi.
 

 

Paola Gugliotta: «lo Stato non mi lasci sola nella lotta contro l’usura e la malattia»

Dignità e coraggio. Si può riassumere così, in due parole, la storia di Paola Gugliotta, imprenditrice ragusana con cui la vita non è stata generosa. Stritolata dal racket, si è poi ammalata di cancro e oggi è sul punto di perdere sia la casa che l’impresa frutto di anni di fatica. Entrambe infatti potrebbero finire all’asta a breve. 
 
Insieme al  marito rileva e rinnova la falegnameria di famiglia. Quindi il trasferimento nel capannone dell’Asi, finché l’uomo si ammala. Cominciano i problemi economici. C’è un mutuo da pagare, e così Paola e i suoi cadono vittima degli usurai. Inizia un walzer infernale fatto di intimidazioni e ricatti, riferiti all’attività professionale ma anche alla sfera privata. Per anni la donna è costretta a scortare i figli fin dentro l’aula scolastica. Nessuno capisce la tragedia che, silenziosa, si sta preparando. 
 
Nel 2010 i due decidono di denunciare quanto sta accadendo alle forze di polizia, riuscendo a far arrestare i propri aguzzini. Sembra arrivato il momento di ricominciare a respirare, se non fosse che lo Stato e le associazioni antiracket non li sostengono come dovrebbero. Tuttavia, pur con i pochi soldi racimolati, Paola e il marito riescono a far ripartire l’azienda. Finché non si presenta all’orizzonte un altro problema: la donna si ammala di cancro. Intanto, in questi giorni, è prevista l’apertura delle buste per le offerte sull’azienda e sulla casa. 
 
«Sono stati anni veramente difficili per tutti noi, lo sono ancora. Io non riesco più a guardare le persone negli occhi perché tutto quello che mi è accaduto giorno dopo giorno mi ha fatto sentire una persona senza dignità. Questa è senz’altro la punizione peggiore. Ti spogli di ogni tuo bene materiale giorno dopo giorno e ogni giorno qualcosa in te muore e tu lo sacrifichi senza accorgertene. Convivi con le minacce come gli altri lo fanno con il lavoro, con la famiglia e con i figli. Cerchi di avere delle speranze ma ogni giorno ne perdi qualcuna e i tuoi occhi si spengono sempre di più».
 

 

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