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Notizie

Illeciti bancari: come fare a ottenere il rimborso?

La lista “nera” di banche condannate per anatocismo cresce costantemente. Dopo Banca Sella, Deutsche Bank e Ing Bank è toccato a Unicredit.  La sentenza arriva dal Tribunale di Milano. Ancora una volta, la giustizia intima a un istituto di credito di porre fine alla capitalizzazione degli interessi passivi.
 
Il divieto riguarda i conti correnti in rosso  dal 1 gennaio 2014, i fidi e gli scoperti di conto. A promuovere la campagna Stop Anatocismo è il Movimento Consumatori che ha messo a disposizione sul proprio sito, nell’apposita sezione, i moduli per la richiesta di risarcimento. 
 

 

«Rientro immediato del fido» ma l’impresa è in credito. «Da oggi facciamo da soli»

La banca chiude i rubinetti del credito, l’azienda sprofonda nella voragine della crisi … per poi scoprire che il debitore è qualcun altro. Stavolta è toccato a un imprenditore edile di Rosignano (Livorno), Enzo Sandri fare i conti con la spiacevole verità. 
 
All’origine di tutto, la brusca richiesta di rientro del fido da parte dell’istituto di credito. Era il 2012. Dal canto suo l’azienda cercò di rivalersi sul committente, attraverso un decreto ingiuntivo. I soldi però non vennero incassati, e i vertici del gruppo decisero di vederci chiaro commissionando una perizia a Sdl. «Noi avevamo paura di essere sotto, ma gli avvocati hanno scoperto che il saldo non solo non era in passivo – come affermava l’istituto di credito - ma aveva un saldo attivo di 185mila euro». Così Federica Sandri, figlia di Enzo, ex amministratrice dell’impresa.
 
Ad aggravare a situazione, le comunicazioni praticamente incomprensibili provenienti dalla banca. Ciononostante, dall’analisi della documentazione emerge che i costi sostenuti erano salatissimi. «Siamo caduti dalle nuvole quando ci hanno detto che gli interessi erano applicati in maniera completamente arbitraria. Ovviamente interessi molto alti. La banca ha fatto quello che le pareva sul fido aperto nel nostro conto corrente». 
 
Nel frattempo, per settembre è atteso il primo grado di giudizio. Tuttavia, quest’esperienza ha fortemente segnato Federica e la sua famiglia, azzerando la fiducia nei confronti del sistema bancario. Da qui una drastica decisione. «Non faremo mai più nessun credito. Certo, i conti correnti li teniamo accesi. Non possiamo fare altrimenti. Ma da ora in poi facciamo da soli». 
 

 

Debiti: come calcolare l’importo massimo pignorabile?

A qualcuno potrà sembrare strano, invece è così. Il creditore ha il diritto di rivalersi sul debitore pignorando beni di valore superiore all’importo dovuto. La legge infatti, prevede la possibilità di esigere fino a una volta e mezza l’ammontare del debito. Ciò in virtù dei costi sostenuti dal creditore per intraprendere l’azione legale che, evidentemente, non può essere a suo carico.

In genere si procede attraverso la vendita giudiziaria dei beni esistenti. Il ricavato viene utilizzato per risarcire il debito, coprire le spese legali e gli interessi maturati. Eventuali eccedenze rientrano nella disponibilità del debitore, come pure nel caso di pignoramento del conto corrente.

Tuttavia, il debitore può “anticipare i tempi” inoltrando istanza di riduzione del pignoramento. L’azione è finalizzata a ridimensionare l’impatto economico dell’azione, ritenuta sproporzionata. Il giudice deve pronunciarsi entro venti giorni. Così, può limitare il provvedimento fino a raggiungere l’ammontare dovuto più interessi e spese, sia nel caso in cui siano coinvolti beni che conti correnti.

 

 

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