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Notizie

«Per non morire di tasse, ho fatto fuori il registratore di cassa»

Morire per un ideale può essere nobile e patriottico. Perdere la vita sotto il peso di regole rigide come gabbie, invece, è ingiusto. Genera un senso di impotenza e frustrazione che può trasformarsi in rabbia e voglia di riscatto. Questo ha spinto il commerciante cosentino Roberto Corsi a “cacciare” lo Stato dalla sua attività. Niente più registratore di cassa e uno sconto equivalente all’aliquota IVA che ha smesso di versare.
«Non ho più nessuna intenzione di pagare le tasse a questo Stato in mano a politici ladri e criminali. Da oggi chi entrerà nel mio negozio avrà lo sconto del 22%.  Sono stanco di Equitalia e di tutte le vergognose leggi fiscali, che sono dei veri crimini verso il popolo sovrano. Io devo, in primo luogo, proteggere, e dar da mangiare, ai miei figli e alla mia famiglia. Le tasse vanno pagate ma il pizzo no». Questo il suo sfogo.
La legittima rabbia non gli ha fatto perdere la lucidità. L'uomo ha le idee chiare sui responsabili dell’attuale situazione. «Oggi lo Stato è una parola vuota; governa gente senza etica e senza morale. Una commistione tra interessi finanziari e politica. A capo di questo esiste un mostro chiamato Eurozona, creato da criminali senza scrupoli. Questi criminali hanno firmato i Trattati Europei senza far capire al popolo cosa di che cosa si trattasse e quali fossero le conseguenze. L’Italia ha perso la sovranità monetaria e parlamentare e non può più generare ricchezza per imprese e famiglie né ha il potere di ridiscutere le politiche europee. La Costituzione viene calpestata e derisa quotidianamente. In queste condizioni non si potrà ripartire».
 

 

Grillo: «basta cartelle pazze. Muriamo Equitalia»

Omicidi di Stato, con questa espressione il leader del M5S si riferisce ai suicidi causati “dall’abbraccio mortale” di Equitalia. E non si ferma qui, anzi rilancia con la campagna Twitter #MuriamoEquitalia. Nell’hashtag c’è già tutto. L’obiettivo è chiudere l’Agenzia di riscossione, anche a costo di ricorrere a gesti forti e provocatori. «Non ci fermeremo. Se dovesse essere necessario, mureremo l’ingresso delle sedi per non permettere alle cartelle pazze di uscire dagli uffici». Questo promette nel suo blog.
 
Equitalia si rinnova. Ma è solo una questione di facciata
L’Agenzia di riscossione, spesso al centro delle polemiche, nei giorni scorsi era sbarcata su Twitter, affrettandosi a precisare che l’account «ha scopo informativo, e non di assistenza diretta». Così il leader del M5S aveva commentato: «ricordategli che l’hashtag #AbolirEquitalia è anche una vostra priorità».
 
Quale riforma?
Beppe Grillo ricorda che Renzi aveva promesso di mettere mano a Equitalia entro il 2014. Le sue parole però, sono rimaste lettera morta. E ancora una volta, a fare le spese dell’immobilismo della politica sono stati «i piccoli imprenditori che, a causa delle vessazioni, nel migliore dei casi sono costretti a chiudere la propria attività e, quando purtroppo va male, sono spinti al suicidio». 
Insomma, il Movimento Cinque Stelle non si arrende, e ripropone la soppressione dell’Agenzia di riscossione. «Il progetto è sempre valido. Oggi più che mai. Sono infatti passati i sei mesi di tempo nei quali non è possibile ridiscutere una legge respinta dal parlamento. Chiediamo di inserirla di nuovo in calendario. Si è estinto il Patto del Nazareno? Allora facciamo un patto su questo. Chiamiamolo Patto di San Bernardino da Siena, protettore degli imprenditori onesti».
 

 

Bancarotta imprese, il 2014 è l’anno dei record

Contraddittorio. Così può essere definito, in una parola sola, l’anno appena concluso. Lo stato di salute delle attività produttive in Italia è altalenante. A rilevarlo è Cerved, attraverso l’osservatorio periodico su procedure e chiusure di imprese. Accanto a timidi segnali di ripresa della fiducia, emergono infatti elementi di preoccupazione. 
Nel 2014 sono chiuse 104.000 aziende per i motivi più disparati (fallimenti, procedure concorsuali non fallimentari, liquidazioni volontarie). Di queste, circa 5.000 nel periodo da settembre a dicembre, registrando un +7% rispetto all’analogo periodo del 2013. Si tratta del dato peggiore dal 2001.
 
Boom dissesti, ma diminuiscono le liquidazioni volontarie
I fallimenti hanno toccato quota 15.000, segnando un deciso incremento (+11% circa), che rappresenta il record dell’ultimo decennio. 
Le procedure non fallimentari si sono invece significativamente ridotte (-16,4% rispetto al 2013). In calo anche le liquidazioni volontarie (-5,3% a fronte delle 90mila circa di due anni fa).
«Il 2014 presenta, accanto ad aspetti negativi, anche elementi incoraggianti. La crescita record dei fallimenti e le conseguenze sull’occupazione riflettono l’onda lunga della crisi, dovuta a più di sei anni di recessione e debolezza economica. D’altra parte, il calo delle liquidazioni volontarie è il termometro di un ritorno di fiducia da parte degli imprenditori che fa ben sperare per i trimestri a venire». Così commenta i dati Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved.
 
 

 

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