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Notizie

Sei un’autonoma? Non puoi ammalarti. Dillo al mio tumore…

Le partite IVA sono un popolo silenzioso, e praticamente quasi invisibile agli occhi dell’INPS. Infatti, pur lavorando e versando i contributi a un’apposita cassa (Gestione Separata), lo Stato non riconosce loro le stesse tutele e garanzie di cui godono i lavoratori dipendenti. Così, per un autonomo qualsiasi evento della vita, bello o brutto che sia, può rappresentare un problema, in quanto sottrae tempo prezioso per produrre valore, e quindi mantenersi. E come spesso, per le donne il “prezzo” da pagare è doppio. Vuoi avere un bambino? Pensaci bene. Hai la sfortuna di ammalarti? Per curarti, sei costretta a nascondere quello che ti sta succedendo, fino a quando il tuo corpo lo consente …

Contro tutto questo si batte una donna coraggiosa, Daniela Fregosi, esperta di formazione e consulenza aziendale, che, dopo aver scoperto di essersi ammalata nel 2013, ha aperto un blog, Afrodite K. La voce delle lavoratrici autonome con il tumore al seno... ma non solo. Un modo, questo, per far riflettere l’opinione pubblica e le istituzioni sul dramma nel dramma che vivono le partite IVA.

«Come pago le bollette ora che sono malata?»

«La prima cosa che ho pensato non è stata solo 'oddio, ho il tumore', ma soprattutto: 'come farò a sopravvivere materialmente? Il primo shock, infatti, è stato vedere che i miei appuntamenti di lavoro cominciavano a saltare, il secondo scoprire che, nonostante oltre 75.000 euro di contributi versati, non avevo diritto a nulla, Aspi, ammortizzatori sociali. Ad oggi ho avuto circa un migliaio di euro come indennità di malattia, 13 euro al giorno per 61 giorni, ma nessun altro sostegno economico».

Così, quando il lavoro è venuto meno, Daniela Fregosi ha dovuto smettere di pagare i contributi, sostenuta nel suo sciopero da Acta (Associazione consulenti terziario avanzato), che, con una raccolta fondi, le dà una mano a pagare la mora sulle cartelle esattoriali.

Qualcosa, finalmente, sta cambiando

Anche grazie a storie come quella di Daniela il tema è sempre più sentito, e questo sta portando gli autonomi a piccole, ma importanti conquiste. A settembre scorso, ad esempio, la Cassa Forense ha introdotto la sospensione dei contributi minimi obbligatori per gli avvocati in gravi condizioni di salute. «Esattamente ciò che io ho chiesto invano all'INPS», nota con amarezza  Daniela. 

 
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Partite Iva, per cambiare il Milleproroghe si prepara il “Vietnam delle fatture”

Roma, 20 gennaio 2015: CONFASSOCIAZIONI, Acta e Alta Partecipazione lanciano la campagna FATTURIAMO RENZI.

Dopo il trattamento riservato al lavoro autonomo professionale dal Governo e dopo l'annuncio del Presidente del Consiglio Renzi di una pronta marcia indietro – affermano le Associazioni – ancora una volta siamo in attesa che alle parole seguano i fatti.  

E’ urgente che il Governo sostenga in Parlamento gli emendamenti al Milleproroghe che prevedono il blocco dell'aumento dell'aliquota della gestione separata INPS e subito dopo metta mano al regime dei minimi e si dedichi a una riforma organica del lavoro autonomo e professionale che preveda il riconoscimento di un’ effettiva tutela della malattia e fissi l'aliquota previdenziale al 24% come già previsto per artigiani e commercianti. 

Nel frattempo – spiegano le Associazioni – in assenza di segnali concreti chiederemo a tutti i professionisti, autonomi e freelance di evidenziare esplicitamente nelle fatture che rilasciano ai propri clienti l'aggravio fiscale e contributivo prodotto dalle politiche del Governo.

La campagna METTIAMO IN FATTURA IL MALUS RENZI – concludono le Associazioni – prevede proprio l'indicazione in fattura del "Malus Renzi", in contrapposizione al bonus 80 euro ben evidenziato nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. Scateneremo il #VIETNAMDELLEFATTURE.

#malusRenzi #fatturiamoRenzi #Vietnamdellefatture

Angelo Deiana - CONFASSOCIAZIONI

Andrea Dili – Alta Partecipazione

Anna Soru – Acta

Ipoteca di Equitalia: qual è la procedura per contestarla?

 Ipoteca_Equitalia_Come_ContrastarlaCome contrastare l' ipoteca di Equitalia

L a casa è, letteralmente, il bene rifugio preferito dagli italiani. Un punto di riferimento, materiale e psicologico. Per questo, quando per una situazione economica sfavorevole si rischia di vedersela portare via, la disperazione può avere gioco facile
 
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Nell’immaginario collettivo, uno dei principali responsabili è Equitalia, che spesso iscrive un’ipoteca sull’immobile a garanzia del debito del contribuente. Tuttavia, non sempre la procedura è legittima. Ecco quindi come comportarsi se ci sono gli elementi per chiederne l’annullamento.
 
Se il credito da riscuotere fa riferimento a imposte non pagate, l’ipoteca sugli immobili (a eccezione della prima casa) va contestata davanti al giudice tributario (Commissione Tributaria Provinciale). Infatti questi beni fanno parte del fondo patrimoniale.
 
Attenzione però, perché spesso Equitalia in fase processuale tenta di sostenere la tesi secondo cui ci sarebbe un difetto di giurisdizione nell’affidamento del caso al giudice tributario. Secondo questa dovrebbe infatti occuparsene il giudice ordinario. Per tutta rispoosta, la Cassazione ha ribadito più volte che la competenza in materia è affidata alla Commissione Tributaria Provinciale
 
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Da redazione 

 



 
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