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Mutuo a rischio usura? Verifica i tassi soglia

Hai un mutuo in corso o ne stai cercando uno adatto alle tue esigenze?  Tassi_Soglia_Mutuo

Fai attenzione al tasso d’interesse che ti viene proposto. Infatti, per il primo trimestre di quest’anno, il variabile non deve superare l’8,3375% e il fisso il 9,6250%

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Sono questi i valori soglia indicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, importanti per definire se un finanziamento è in “zona” usura o no.

Rispetto all’ultimo trimestre del 2013 il tasso soglia è sceso, sia per i mutui a tasso variabile che per quelli a tasso fisso. Il primo infatti era a quota 8,5750%, e il secondo a 10,0625%

Tale calo si spiega con i valori più contenuti dei tassi d’interesse medi: 3,47% il variabile (a fronte del 3,66% del periodo precedente) e 4,5% il fisso (contro il 4,85% del periodo precedente).

Il primo trimestre 2015 registra anche la diminuzione del tasso soglia relativo ai prestiti, che comunque resta più alto rispetto a quello legato ai mutui. 

I tassi applicati ai finanziamenti personali dovranno essere minori o uguali a 18,9875% e quelli riferiti ad altre tipologie di finanziamento non dovranno superare il 17,2375%.

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Ma come verificare, in concreto, se il tasso d’interesse applicato al proprio mutuo è usurario? Prima di tutto, è importante conoscere il TAEG (Tasso annuo effettivo globale), che è appunto l’indice a cui fanno riferimento i valori fissati trimestralmente dal Ministero. E i valori soglia devono essere rispettati non solo al momento di stipula del mutuo, ma anche per tutta la sua durata.

Quindi, se «il tasso di mora, le penali e le varie spese, tutte messe insieme superano il tasso soglia, stabilito dalla legge antiusura 108/96, anche i mutui diventano usurai e possono essere annullati con le relative procedure giudiziali bloccate», precisa Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, aggiungendo che, in questo caso, il consumatore deve essere rimborsato degli interessi pagati.

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Da redazione

 



 

Milleproroghe: niente blocco degli sfratti per il 2015?

Il nuovo anno rischia di cominciare nel peggiore dei modi per 30.000 famiglie  italiane.  E’ infatti molto probabile che queste possano essere sfrattate, visto che nel decreto Milleproroghe non è stato confermato il blocco degli sfratti per fine locazione. Questo è il triste quadro previsto dal Sunia (sindacato degli inquilini), che, attraverso il segretario nazionale Aldo Rossi, ha sottolineato che a essere colpiti da questa azione saranno, nello specifico, quanti già si trovano in condizioni economiche particolarmente disagiate. Piove sempre sul bagnato, verrebbe da dire. 
Il precedente Milleproroghe aveva prolungato il blocco degli sfratti fino alla fine dello scorso anno, e il Ministero delle infrastrutture ha giustificato il “cambio di rotta” con l’aumento, previsto da decreto, dei fondi per gli affitti e morosità incolpevole. Le due misure comportano, complessivamente, l’impiego di circa 500 milioni di euro, a cui si sommano i 400 milioni destinati alla ristrutturazione delle case popolari. Secondo il Governo è questa la strada da percorrere per contrastare l’emergenza abitativa.
Dal canto suo, Confedilizia guarda con favore alla mancata proroga. Così ha commentato la notizia il suo presidente Corrado Sforza Fogliani: «il governo evita il trentunesimo blocco degli sfratti. Sarebbe stato il trentunesimo; più di uno all’anno dall’infausta legge dell’equo canone, che non risolse alcun problema ma nel contempo ne creò tanti. Confidiamo che il governo, contro ogni suggestione, terrà ferma la decisione in sede di esame del decreto Milleproroghe, dove potrebbe riaffacciarsi qualche posizione di pericolosa demagogia».
 
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La crisi colpisce ancora. Suicida una commerciante di Savona

A volte dietro un sorriso, un atteggiamento esuberante e solare si nascondono le lacrime che non si riescono (o non si possono) piangere.  A volte le responsabilità  che portiamo sulle spalle ci costringono a soffocare il dolore dietro una maschera che serve a rassicurare il mondo esterno, ma che alla lunga non può che logorarci. Non sempre è facile fermarsi in tempo, e chiedere aiuto a chi ci vuole bene. Spesso, purtroppo, a non farcela sono i più fragili e sensibili. Quelli che non urlano la propria disperazione per non essere di peso al mondo. Così se n’è andata qualche giorno fa Sarah Siter, 42enne agente di viaggi di Savona titolare della “Kiss and Fly”. Venerdì scorso la donna si è suicidata nel retro del suo ufficio, e, in un messaggio indirizzato a familiari ed amici, forse per la prima volta, ha condiviso con loro le angosce che ormai da tempo la divoravano. 
Angosce, le sue, ben note a molti italiani, piccoli commercianti, imprenditori e artigiani che ogni giorno devono vedersela con tante e tali difficoltà che rendono lo svolgimento della loro attività una sorta di corsa ad ostacoli. L’incubo di Sarah Siter era quello di restare schiacciata dalla crisi economica, di doversi arrendere a una pressione ormai insostenibile, scandita da scadenze e pagamenti
L’intera comunità di Savona è rimasta scioccata dalla notizia del suicidio di Saretta, come la chiamavano affettuosamente. Chi l’ha conosciuta non la dimentica, come dimostrano i messaggi a lei dedicato postati su Facebook. E in molti hanno voluto salutarla un’ultima volta in occasione dei suoi funerali. Per media e istituzioni però, probabilmente la morte della donna è “solo” una tra le tante, e quindi non fa “rumore”. Eppure il moltiplicarsi di gesti così definitivi e drammatici può forse sminuire la gravità di ciascuna delle storie che ci sono dietro? Rende forse meno importante la vicenda di ciascuna delle persone che sono dietro a queste morti? Evidentemente no, ma in pochi, probabilmente, anche al’interno della “classe politica dirigente”, avrebbero il coraggio e l’onestà intellettuale di interrogarsi a fondo sui motivi di una scelta tanto radicale. 
 

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