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Sospetto tassi illegittimi? Le proprietà del debitore non si toccano

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E’ sufficiente ipotizzare l’applicazione di tassi usurari per bloccare l’asta dei beni del debitore fallito

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Lo ha deciso la Procura di Latina nei giorni scorsi, congelando di fatto la vendita delle proprietà dei garanti della Brilli Primo, azienda pignorata circa quindici anni fa. 

A promuovere l’asta erano stati Unicredit, Banca Popolare di Aprilia, e S.G.C., a cui BNL aveva ceduto i suoi crediti.

38 miliardi di lire. A tanto ammontavano i debiti dell’impresa nel 2000, quando fu costretta a dichiarare fallimento. Dopo anni di battaglie legali, nel 2011 il consulente tecnico d’ufficio Luca Procaccini, scoprì che le banche coinvolte avevano applicato tassi superiori al cosiddetto livello di soglia

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Nello specifico, dall’analisi degli atti, emerse che queste avevano incassato cifre da capogiro … e illegittime: 294.141 euro (Banca di Roma, oggi Unicredit), 41.360 (Banca Nazionale del Lavoro) e 30.113 (Banca Popolare di Aprilia).

«Riteniamo particolarmente importante che il Procuratore aggiunto abbia concesso, in così breve tempo, un provvedimento così raro e incisivo, anche se era dovuto visti gli atti e i documenti che abbiamo portato all’attenzione della Procura di Latina», ha dichiarato l’avvocato Masotti, difensore dei fratelli Brilli, che ora hanno circa un anno per ottenere il riesame della loro posizione.

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Hai bisogno di un finanziamento, ma non vuoi più avere a che fare con le banche? Rivolgiti al social lending!

Da redazione 



 

Imprese stremate dalla crisi (e dalle banche)

I bersagli preferiti della crisi sono le aziende, che,come si dice, si trovano tra due fuochi: da una parte le tante famiglie che da loro dipendono, e dall’altra le banche. Queste ultime infatti non perdono occasione per esercitare il proprio potere: basti pensare che lo scorso anno, a fronte del quasi 40% di imprenditori che ha chiesto un prestito, solo due su tre lo hanno ottenuto.

Si innesca così una spirale viziosa, per cui ci si rivolge a “privati” per ottenere un finanziamento, si paga sempre più in ritardo, e ci si indebita sempre di più, arrivando alla media di 180.000 euro (il doppio della cifra di dieci anni fa). Come spesso accade, è il Sud a subire lo scotto più forte. A quantificare il fenomeno è stata la Fondazione Antiusura Interesse Uomo per Unioncamere. Tra le varie categorie professionali, i commercianti sono spesso le vittime annunciate, soprattutto in Campania, Lazio, Sicilia e Puglia, cui segue la Lombardia. Emerge quindi un’evidente connessione tra usura e criminalità organizzata.

E il quadro non cambia se si analizza l’Indice di Rischio Usura pubblicato annualmente dalla CGIA di Mestre. Questa, ancora una volta, evidenzia i tanti elementi di criticità e allarme presenti al Sud. «Tra il maggio del 2012 e lo stesso mese del 2013 la riduzione nell’erogazione dei crediti ha interessato soprattutto la Calabria (-4,3%, pari ad una variazione di -374 milioni di euro), la Basilicata (-4,2% che corrisponde a -102 milioni), la Sicilia ed il Molise (entrambe con -2,7% ed una contrazione rispettivamente di 789 e di 40 milioni di euro) e la Campania (-2,6% con un monte impieghi che è diminuito di 794 milioni di euro)». 

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Prestiamoci: poco social, molto banca

Cambiare fa paura. L’innovazione “costringe” a rivedere e correggere il proprio approccio alle cose: una scelta radicale che non tutti vogliono fare, perché richiede tempo e risorse. Perciò, a volte le buone idee vengono affossate, se sono “tradotte” in pratica utilizzando metodi antiquati e conservativi. Questa è la sorte a cui rischia di andare incontro il social lending, come dimostra il sito Prestiamoci, che offre prestiti ai privati senza l’intermediazione degli istituti di credito.

Ecco come sono andate le cose. Una nostra lettrice ha contattato lo staff di Prestiamoci, per conoscere la procedura di richiesta di finanziamento. Infatti, a leggere quanto riportato nel sito, il meccanismo sembra estremamente facile, immediato e assolutamente orizzontale.

Tuttavia, nella realtà le cose stanno diversamente. Innanzitutto, per iscriversi alla community e poter chiedere il prestito, bisogna versare 50 euro. La cifra non è di per sé proibitiva, però il fatto che una persona che ha bisogno di soldi debba pagare per usufruire di un servizio che dovrebbe offrirle appunto sostegno monetario ricorda un po’ il cane che si morde la coda. Ma è solo l’inizio, perché a questo punto lo staff del sito valuta la bontà del progetto da finanziare, e l’affidabilità del richiedente, che se è stato protestato viene escluso in partenza. Ogni elemento viene passato ai raggi X, letteralmente.

Infatti la quantità di scartoffie da presentare non ha nulla da invidiare a quelle da esibire in una qualsiasi banca (dichiarazione dei redditi, ricevuta di presentazione del modello unico, versamento d'imposta, quietanze di pagamento degli F24, estratto conto del conto corrente personale degli ultimi 6 mesi con movimenti e saldo); il tutto va spedito a una società che si chiama Agata Spa. Insomma, una procedura che ricorda una corsa a ostacoli, in cui le “prove” da superare sembrano non finire mai … e siamo ancora in una fase preliminare, perché il progetto non è neppure stato pubblicato on line e la raccolta del finanziamento non è ancora partita! E alla legittima obiezione della nostra lettrice di non avere fatture da produrre, è stato risposto che in tal caso non era  possibile presentare richiesta.

Ogni giorno nascono progetti e iniziative come Prestiamoci, che amano definirsi partecipativi. Ma quanti conoscono, effettivamente, il significato della parola social? La domanda sorge spontanea, perché, evidentemente, di innovativo e rapido c’è ben poco, se nell’era del 2.0, si ripropongono gli strumenti più obsoleti (e a volte improduttivi) che hanno caratterizzato la old economy.

Prestiti personali, basta banche. Arriva il social lending!

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