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Anatocismo, Parma dà ragione alla banca

Nuova pronuncia in materia di illeciti bancari. Stavolta però, il giudice ha respinto il ricorso di un’associazione dei consumatori. E’ successo presso il Tribunale di Parma il  25 giugno. La sentenza è una delle tante che segue le modifiche al Testo Unico Bancario introdotte dalla Legge di Stabilità dello scorso anno.
 
La decisione del giudice, favorevole alla banca, è motivata dal fatto che, quando gli interessi diventano capitale, la distinzione tra obbligazione principale e accessoria è praticamente impossibile. Inoltre, non sussisterebbe il requisito cautelare, in quanto sarebbe trascorso troppo tempo tra l’entrata in vigore della riforma e l’azione legale intrapresa dall’associazione. Infine, è stato dichiarato infondato il periculum in mora. in quanto «non possono ravvisarsi ‘giusti motivi di urgenza’ di per sé, genericamente, nel carattere diffuso di un danno ad una collettività di consumatori indeterminata».
 

 

Come difendere i propri beni da Equitalia se si eredita un debito?

Accettare qualcosa “con beneficio d’inventario” è un’espressione assai diffusa. In pochi però, hanno provato sulla loro pelle cosa significa, concretamente. Tra questi, un fratello e una sorella di Viareggio che, proprio grazie a questa dicitura, hanno vinto la battaglia contro Equitalia. E ora l’Agenzia di Riscossione dovrà risarcire loro 40.000 euro.
 
Tutto inizia quando muore il padre dei due che, dietro suggerimento dell’avvocato, accettano l’eredità avvalendosi di questa formula. Ciò per far sì che, in caso di debiti pregressi, i creditori non potessero rivalersi sul loro patrimonio personale. Il defunto doveva allo Stato circa 1,5 milioni di euro tra tasse e accertamenti fiscali.

 
 
«Formalmente ho avvisato Equitalia, ma questa si è ostinata a procedere con un’esecuzione sui beni in possesso dei fratelli. Sia alle Poste per alcuni conti che presso le agenzie di lavoro interinali grazie alle quali i due avevano trovato lavoro e dalle quali vengono pagati». A sintetizzare l’accaduto è l’avvocato Purini, legale degli eredi. Il ricorso da lui portato avanti si è concluso positivamente ed ha reso possibile, oltre il risarcimento, lo sblocco integrale dei beni.
 
Riceviamo e pubblichiamo volentieri a integrazione del nostro articolo
 
Quella cartella Equitalia da 1,5 milioni di €, l'ho annullata io. Ovviamente ho tutte le prove di ciò che dico, alla prima udienza dell'avvocato, io avevo già in mano da un paio di mesi l'atto di annullamento di Equitalia, e la relazione contenente la cancellazione di tutti i ruoli (anche uno non ancora passato ad Equitalia) da parte dell' Agenzia delle Entrate.
 
Questo perchè oltre ai due fratelli di Viareggio, era presente una terza coobbligata, la madre degli stessi, la quale ha affidato a me lasua pratica nel novembre 2014. Quindi con il mio metodo stragiudiziale, a dicembre (un mese dopo) è arrivato l'atto di annullamento della cartella e dell'iscrizione ipotecaria, ed a gennaio 2015 la stessa Agenzie delle Entrate ha cancellato l'errata iscrizione, lasciando le pendenze solo sull'eredità ai sensi dell'art. 490 c.c. da me invocato.
 
Pertanto senza nulla togliere al lavoro dell'avvocato, effettivamente alla data della prima udienza sostenuta, i ruoli e le cartelle erano già stati cancellati. Una vittoria facile diciamo.
 
(per la moderazione, al fine di poter verificare quanto affermato, si incollano link utili per la verifica:
articoli sul caso, notare anche le date di pubblicazione e le date dei documenti allegati: 
https://tuteladirittiviolati.it/cartella-equitalia-annullata-1/
https://tuteladirittiviolati.it/beneficio-di-inventario-equitalia-come-difenderti/
https://tuteladirittiviolati.it/beneficio-di-inventario-debito-storia/
Testimonianza della cliente:
https://tuteladirittiviolati.it/testimonianze/#comment-6 )
 
 

 

Tribunale di Milano condanna intesa San Paolo «Stop a capitalizzazione interessi»

La campagna Stop Anatocismo promossa dal Movimento Consumatori si sta rivelando una sorta di marcia trionfale. Nei giorni scorsi, infatti, è arrivata una nuova sentenza a condannare la capitalizzazione degli interessi da parte di un istituto di credito. Nello specifico, Intesa San Paolo. A pronunciarsi, è stato il Tribunale di Milano, ribadendo che «non è corretto da parte della Banca convenuta l’aver predisposto, utilizzato e applicato clausole anatocistiche passive nei conti correnti dei consumatori a partire dal 1/1/2014». Così il Foro lombardo.
 
Intesa San Paolo non potrà quindi più ricorrere a tale pratica, né nei conti correnti esistenti, né in quelli di nuova stipula. Inoltre dovrà pubblicare il testo dell’ordinanza sul proprio sito e comunicarne il contenuto agli utenti contestualmente all’’invio degli estratti conto.
 
Questa sentenza ribadisce  «l’orientamento del tribunale di Milano e di quello di Cuneo (ordinanza del 29 giugno scorso) che hanno condannato, il primo ING Bank, BPM e Deutsche Bank e il secondo la Banca Regionale Europea a cessare ogni pratica anatocistica». 
 
«Secondo le nostre stime Intesa Sanpaolo potrebbe aver incassato dal 2014 circa 400 milioni di euro, considerando i consumatori e le imprese. Invitiamo la banca ad avviare urgentemente una procedura di conciliazione per restituire alla propria clientela gli interessi anatocistici illegittimamente incassati. La nostra associazione provvederà, altrimenti ad avviare una class action per tutelare i correntisti». A parlare è Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori.