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La banca fallisce? Dal primo gennaio potrebbero essere “affari nostri”...

Bail in. Questa espressione rischia di tramutarsi, nei prossimi mesi, in qualcosa di estremamente familiare. La Direttiva Europea 2014/59/UE chiede infatti all’Italia (e ad altri dieci stati) di consentire alle banche, in caso di default, di “pescare” dai conti correnti superiori a 100.000 euro e dalle obbligazioni dei propri clienti. Il provvedimento, se ratificato dal Parlamento, entrerebbe in vigore il primo gennaio prossimo.
 
Detta misura costituirebbe un tentativo di salvataggio interno del sistema, in contrapposizione al bail out, che prevede l’utilizzo di risorse statali. Due sono però gli aspetti che suscitano perplessità: la richiesta all’Italia di aderire entro due mesi, e il “precedente” tedesco. In Germania infatti il bail in tocca già anche i conti a quota 30.000 euro.
 

 

Fondo patrimoniale, ecco perchè per il creditore sarà più facile “aggredirlo”

Addio al fondo patrimoniale come “luogo-rifugio” dei beni di famiglia. Il Decreto Legge varato lo scorso 27 giugno segna una decisa sterzata a favore dei creditori. Vediamo in dettaglio di cosa si tratta.
 
Fondo patrimoniale: cos’è?
Questo è stato, finora, lo strumento utilizzato dai coniugi o dai genitori per custodire una parte delle loro proprietà finalizzandole al soddisfacimento delle esigenze familiari.  
Finora  il fondo patrimoniale è stato ampiamente utilizzato, in virtù della sua convenienza e semplicità di costituzione. Il recente Decreto Legge ha evidentemente l’intento di “sparigliare” le carte. Infatti, d’ora in poi, il creditore potrà opporsi ad atti come le donazioni e le costituzioni di fondi, laddove ritenga queste una minaccia all’esercizio del suo diritto. Così, per salvaguardare la priorità del pignoramento non sarà più necessario che il giudice, tramite revocatoria, cancelli i succitati atti.
 
Cosa cambia, in concreto?
Il Decreto Legge stabilisce che, se il debitore dona un bene o lo inserisce in un fondo patrimoniale a seguito della nascita del credito, il creditore può procedere alla messa all’asta senza bisogno di un preventivo via libera. L’unica clausola che è tenuto a rispettare è la trascrizione del pignoramento entro i 12 mesi successivi la donazione o costituzione del fondo/trust.
Detta “ridefinizione” del quadro si fonda sulla presunzione che il debitore sia sempre in malafede, e che, nell’anno precedente il pignoramento, le sue azioni siano finalizzate a raggirare il creditore. Perciò, l’onere della prova è invertito, e, da qui in avanti, sarà proprio a carico del debitore.
 

 

Sotto quale cifra pensione e stipendio non possono essere pignorati?

Importanti novità in materia di pignoramento, a seguito del Decreto Legge n.83 pubblicato lo scorso 27 giugno in Gazzetta Ufficiale. Ecco, punto per punto, cosa cambia.
 
Debitori pensionati: sotto quale soglia non si tocca la pensione?
La legge prevede che non possono essere intaccati importi inferiori al tetto definito di sussistenza, ovvero indispensabile per vivere, che corrisponde all’assegno di pensione sociale aumentato della metà. A conti fatti, per l’anno corrente parliamo di 672,78 euro. Di conseguenza, chi percepisce un’indennità minore non può essere pignorato. Quelle superiori, invece, possono essere pignorate per un massimo di 1/5.
 
Cosa succede allo stipendio, invece?
Se è stato versato in banca prima del pignoramento, il “prelievo forzoso” può riguardare solo importi eccedenti il triplo dell’assegno sociale.
Se l’accredito è contestuale o successivo, la quota massima è di un quinto.
 
Cartelle Equitalia
L’Agenzia di Riscossione può rivalersi sul contribuente fino a un massimo di 1/10 di stipendio o pensione (se questi non superano i 2.500 euro). Per importi fino a 5.000 euro, il tetto è di un settimo, e di un quinto per indennità eccedenti questa soglia.