Che succede se il debitore sottrae intenzionalmente qualcosa al pignoramento?
Non necessariamente si incorre in reato, come dimostra una recente pronuncia della Cassazione. La vicenda ha riguardato una donna che aveva subito un processo penale in quanto accusata di aver spostato alcuni beni dall’iniziale luogo di custodia per evitarne l’esproprio.
Cosa stabilisce la legge in proposito? L’articolo 388 del Codice Penale spiega che, chiunque compia atti illeciti su beni propri o altrui durante l’applicazione di una misura dell’autorità giudiziaria è punibile con il carcere fino a tre anni e una multa compresa tra 103 e 1032 euro.
La donna era stata quindi condannata in primo grado, e la pronuncia era stata ribadita in appello. A quel punto era stata coinvolta la Cassazione e chiamata a decidere sulla legittimità della decisione.
La difesa si è così appellata all’articolo 131 bis del Codice Penale, su cui si è fondata la sentenza n.13681 del 2016 emessa dalla Cassazione. In tal caso la non punibilità del reato è determinata dal fatto che il danno indotto è di modesta entità. Un principio, questo, applicabile anche alla vicenda della donna, in quanto il suo debito ammontava a circa 500 euro.
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La redazione

Il documento può essere consegnato a terzi, tra cui familiari conviventi, portieri e vicini di casa, ma la procedura si ritiene valida solo se in un secondo momento ti viene inviata la cosiddetta raccomandata informativa. L’importanza di questa è legata al fatto che ti vengono fornite delucidazioni su quello che è successo in tua assenza. Un principio, questo ribadito dall’ordinanza n.5522 emessa dalla Corte di Cassazione il 26 febbraio 2019.
Potresti scoprire, a distanza di tempo, che sono stati richiesti finanziamenti a tuo nome, o emessi assegni scoperti. L’immediata e grave conseguenza? L’iscrizione in una delle molteplici Centrali Rischi, con tutto quello che consegue la segnalazione a cattivo pagatore. Il blocco prolungato della propria vita professionale e privata.