Maggio continua a essere un mese contraddittorio per l’ex imprenditore
L’inizio della fine, per lui, è stata la revoca di un fido da 50mila euro da parte della sua banca. Decisione, questa, che ha innescato un massacrante effetto domino lungo undici anni, scandito anche da gesti eclatanti, quali tentativi di suicidio e il proposito di vendere i propri organi.
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Nei prossimi 40 giorni potrebbe decidersi il futuro di Silvio Buttiglione, in quanto è alle porte l’ultimo tentativo di vendita all’asta della sua casa. La procedura di liquidazione era stata precedentemente congelata per due anni, ma il sollievo temporaneo non ha cambiato nella sostanza i termini della questione.
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Come iene che gironzolano intorno alla carcassa di una gazzella...
Via via che si avvicina l’asta del 18 maggio, un numero crescente di potenziali acquirenti chiede di vedere la casa, che ovviamente fa gola, anche in considerazione del fatto che il prezzo si è praticamente dimezzato, passando da 250mila a 109mila euro. Per l’ex imprenditore originario della Puglia, quindi, all’angoscia derivante dalla consapevolezza di potersi ritrovare a breve senza un tetto sulla testa, si somma il senso di violazione, di intrusione nella propria privacy. Emozioni inevitabili quando degli sconosciuti scrutano con occhio interessato e a tratti avido lo spazio in cui per decenni si è svolta la propria vita.
Quattro anni fa la mobilitazione del Movimento Cinque Stelle
Nel maggio 2014 Beppe Grillo, Luigi Di Maio e un migliaio di attivisti presenziarono al tentativo di vendita all’asta dell’immobile, fornendo un robusto sostegno psicologico e sprone a Silvio Buttiglione. Si parlò a lungo della vicenda, sia a livello locale che nazionale, e questo tenne lontani, per un certo periodo, gli aspiranti acquirenti della casa. Ora però la “processione” è ripresa, e l’ex imprenditore spera di poter riacquistare l’immobile utilizzando i soldi messi insieme dalla raccolta fondi partita nelle scorse settimane, a seguito del suo appello lanciato su Facebook.
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La redazione

È scaduto lo scorso 3 aprile il termine entro cui Agenzia delle Entrate Riscossione era tenuta a comunicare al contribuente i crediti che le erano stati affidati nel corso del 2017, e più precisamente fino al 30 settembre. Si tratta di somme iscritte a ruolo, ma per cui non è ancora stata recapitata la relativa cartella di pagamento.
Così, anche uno strumento tecnicamente utile quale la dichiarazione sostitutiva di certificazione, meglio nota come autocertificazione, può diventare lo strumento per veicolare informazioni erronee o incomplete nei confronti degli enti pubblici. Affermando di essere in possesso di requisiti in realtà inesistenti, si ha dunque la possibilità di accedere a procedere selettive e concorsuali di vario tipo. Tuttavia, laddove emerga il falso, le conseguenze sono gravi. Ad esempio, si incappa nell’accusa di falso ideologico, come nel caso di un imprenditore perugino e della sua collaboratrice, rinviati a giudizio nei giorni scorsi.