Il tasso di usura
Talvolta un mutuo si rivela qualcosa di simile a un ergastolo, se non proprio un cappio al collo. Infatti, gli strascichi del finanziamento ottenuto si trascinano spesso per moltissimi anni, costellati da angosce e sacrifici, quando entrano in gioco interessi patologicamente alti e usurari.
Fortunatamente però, negli ultimi anni si sono accesi pressoché sistematicamente i riflettori dell’opinione pubblica sul tema degli illeciti bancari, anche grazie all’impegno profuso dalle associazioni dei consumatori.
Così, le sentenze dei tribunali a favore di questi ultimi si sono moltiplicate. L’ultima, in ordine di tempo, arriva da Brindisi, ed è scaturita da un ricorso promosso dal Codacons.
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La storia di usura
Nel caso specifico l’oggetto del contendere è stato il pignoramento di un opificio industriale da parte di una banca locale. Presso quest’ultima era stato acceso sette anni fa un mutuo fondiario per un ammontare di un milione di euro.
L’atto di precetto emesso dall’istituto di credito ammontava a circa 900mila euro, ma, a seguito di una verifica del contratto iniziale, era emerso che il cliente aveva versato nel corso degli anni una quota di interessi eccessivamente alta.
In fase di giudizio il legale del mutuatario ha dimostrato che l’importo pagato a titolo di interessi, in fase di preammortamento e ammortamento, era stata superiore alla somma dovuta a titolo di capitale. Dunque, nulla giustificava il pignoramento.
Interpellato sul punto, il Tribunale di Brindisi si è pronunciato dichiarando che, al momento della stipula del finanziamento, il tasso d’interesse pattuito fosse usurario. Ciò ha reso sia l’atto di precetto che l’esecuzione forzata illegittimi.
La redazione

Proprio un anno fa il Governo varava la definizione agevolata delle cartelle esattoriali, un provvedimento che avrebbe consentito ai contribuenti beneficiari di liberarsi dei debiti pregressi pagando solo alcune delle voci inizialmente previste. Sin da subito è stato chiaro che la platea degli interessati era assai nutrita, e infatti le domande di adesione sono state svariati milioni.
Non tutti reagiscono allo stesso modo. C’è chi, per paura d’incappare in drastiche conseguenze e/o per onestà e senso civico, senza battere ciglio decide di pagare. Altri invece, per sfacciata consapevolezza d’impunità o, al contrario, per una grave situazione d’indisponibilità economica, non saldano l’importo pendente. L’aspetto più sconcertante e grottesco è rappresentato dal fatto che le sorti della prima e dell’ultima categoria, nel nostro Paese, spesso si sovrappongono.