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Notizie

Tellows: così dici basta alle truffe telefoniche

È capitato a tutti, o sicuramente a molti di noi. Torni a casa dopo una lunga e stressante giornata di lavoro, l’unica cosa di cui hai veramente voglia (e bisogno) è cenare, per poi godersi un po’ di relax. A quel punto arriva lui, il telefono, a rompere le uova nel paniere. A malincuore ti alzi per andare a rispondere, salvo pentirtene dopo due secondi. Si tratta dell’ennesimo call center dall’altra parte del mondo che cerca di propinarti il nuovo, vantaggiosissimo piano tariffario della compagnia XX.
Grazie a Tellows (e all’esperienza “sul campo” di molti utenti come te), da oggi puoi dire basta a tutto questo. 
Tellows è una piattaforma partecipativa in cui ogni cittadino può inserire i numeri telefonici che lo hanno contattato fastidiosamente e ripetutamente. Questi sono poi suddivisi in categorie come Pubblicità - Truffa - Numero serio.
Sei stato contattato da un numero sconosciuto e vuoi sapere se vale la pena richiamarlo? Collegati a Tellows.it, inserisci il numero nell’apposito modulo di ricerca e scopri in un attimo di che si tratta, grazie a una scala di valutazione che va da 1 (molto serio) a 9 (truffa).
Tellows ti aiuta in ogni momento, anche se sei al cellulare. Infatti è disponibile come app scaricabile gratuitamente su smartphone, Android e iOS. 
 
 

«Lo Stato pretende da me 160 milioni di euro, ma sono vittima di una truffa»

Chi sbaglia paga, ma il detto, purtroppo, non vale per tutti. Così, se la svista proviene dalla burocrazia, individuare (e punire) il diretto responsabile sembra impossibile. E nel frattempo, a farne le spese è il contribuente. Stavolta si tratta di un cittadino, ex operaio attualmente disoccupato, residente a Cermenate (Como), a cui Equitalia dà “la caccia” da otto anni, pretendendo svariati milioni di euro frutto di “tasse e bolli non pagati”. In realtà, dietro potrebbe esserci ben altro, ovvero un problema di documenti clonati. 
 
Tutto comincia nel 2007, quando l’Agenzia di Riscossione gli contesta un debito di 10 milioni di euro. «All’epoca facevo ancora l’operaio e non mi capacitavo di una cifra così ingente. Non mi sono mai potuto permettere spese pazze, ho sempre avuto utilitarie e nessun immobile intestato a mio nome. In quell’occasione andai negli uffici di Equitalia a Cantù per avere chiarimenti ma mi dissero semplicemente che si trattava di bolli e tasse non pagate e che per avere un quadro completo di quanto mi veniva addebitato avrei dovuto rivolgermi alla sede centrale di Milano». L’uomo però non si preoccupò di chiarire la questione, crogiolandosi nella speranza - fin troppo ottimistica - che tutto cadesse nel dimenticatoio. «Già allora non avevo i mezzi per intentare una battaglia legale, figuriamoci adesso che sono senza lavoro». 
 
Nel frattempo però, i guai sono – letteralmente – lievitati, tanto che a Natale l’uomo subisce il colpo di grazia. «Ero andato per chiedere ancora chiarimenti sull’ultima richiesta, che era lievitata a 156 milioni di euro e mentre ero lì mi hanno notificato un’altra cartella da 5,6 milioni, per il totale che mi viene contestato quest’anno di 161 milioni».
 
Così, ora un dubbio si è concretizzato nella mente del cittadino, diventando una quasi certezza: «vent’anni fa persi i documenti: non vorrei che fossero stati utilizzati da qualcuno per intestarmi fittiziamente chissà che cosa. È l’unica ipotesi plausibile che mi sono fatto: per il resto non ho nulla, non posso nemmeno permettermi di consultare un avvocato».  
 

 

Tributi: le più recenti sentenze che difendono i cittadini

Le regole esistono per essere rispettate. Un principio che, finalmente, viene fatto valere non solo nei confronti dei cittadini, ma anche della burocrazia. Il merito, in questo caso, è della Commissione Tributaria Provinciale di Lecce. Questa infatti, in due occasioni, ha bacchettato sia Equitalia che l’Agenzia delle Entrate. Ecco, in dettaglio, le relative motivazioni.
 
La sentenza n.2804/02/15, inserendosi in un filone ormai ampiamente consolidato, ha cancellato una cartella esattoriale giudicata non sufficientemente motivata. In proposito si era già pronunciata la CTP di Torino sette anni fa: «la cartella di pagamento la cui lettura risulti criptica e di difficile comprensione viola i diritti del contribuente ed è passibile di annullamento. L'obbligo di una congrua e sufficiente motivazione non è riservato solo agli avvisi di accertamento, atteso che alla cartella di pagamento devono ritenersi applicabili i principi generali indicati per ogni provvedimento amministrativo». In parole povere, Equitalia ha l’obbligo di comunicare chiaramente e in modo esaustivo l’origine del debito.
 
La sentenza n. 2809/02/15 ha invece annullato alcune intimazioni di pagamento per cui non erano stati precedentemente depositati né gli originali né le copie conformi notificate.
 

 

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