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Notizie

Partite IVA unite contro il “malus Renzi”

Il posto fisso è finito. Questa è una delle poche certezze rimasta a chi “abita” il mondo del lavoro oggi. Peccato che nessuno abbia pensato a una valida alternativa, in termini di welfare e di mercato. Invece, nel resto d’Europa esistono già meccanismi che favoriscono l’accesso alla professione dei creativi, la nuova classe emersa in questi anni. A lanciare l’allarme è Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni (Confederazione delle Associazioni Professionali), organo di rappresentanza di Federazioni, Coordinamenti e Associazioni che esercitano attività professionali “non organizzate in ordini e collegi”.

Mentre i media erano impegnati a “celebrare” il bonus di 80 euro ai lavoratori dipendenti introdotto da Renzi, in pochi si occupavano e preoccupavano della riforma delle partite IVA. Angelo Deiana fa parlare i numeri, e spiega che gli effetti rischiano di essere irreversibili.

«La pressione fiscale è aumentata del 300%»

In precedenza si applicava la tassazione del 5% ai redditi fino a 30.000 euro. Oggi è stata introdotta un’imposta per i professionisti del 15% fino a 15mila euro. Come se non bastasse, l’aliquota contributiva (la percentuale da versare all’INPS) è passata dal  27,72% al 30,72%. Eppure gli iscritti alla Gestione Separata non ricevono adeguati servizi, in rapporto al gettito che garantiscono. Basti pensare alle poche pensioni pagate. Insomma, sottolinea Angelo Deiana, la Gestione Separata  «è una vera e propria gallina dalle uova d’oro che, grazie a un flusso annuo di 9 miliardi di euro, ha accumulato un patrimonio di 100 miliardi di euro a fine 2014». Questo fondo, in pratica, serve a ripianare i debiti dell’INPS.

«Necessario modificare l’assetto della Gestione Separata»

Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione sono impegnate in una campagna di comunicazione finalizzata a ridefinire il regime delle partite IVA. L’obiettivo è ottenere il blocco al 27% dell’aliquota previdenziale, «aprendo un tavolo di confronto con il Governo». Bisogna agire in tempi brevi, spiega Deiana, perché «rischiano di andare fuori mercato almeno 300mila giovani lavoratori». 

Fatturiamo Renzi” è il nome dell’iniziativa lanciata dalle tre organizzazioni a gennaio scorso. Autonomi, professionisti e freelance hanno iniziato a inserire nelle fatture un’apposita voce (“malus Renzi”), per evidenziare l’aggravio fiscale e contributivo a cui devono fare fronte. «Scateneremo il Vietnam delle fatture» avevano promesso, e infatti la partecipazione è stata altissima. Contemporaneamente sono stati organizzati una serie di tweet bombing, massiccia pubblicazione di tweet indirizzati a Renzi in un arco di tempo molto breve. Gli hashtag scelti, #annullaAutogol e #refurtIVA, sono diventati in breve vere e proprie parole d’ordine.

Novità in vista il 20 febbraio?

«Il messaggio che vogliamo lanciare alle partite IVA è che l’unione fa la forza. Solo insieme possiamo essere davvero incisivi, nel rispetto dei principi di legalità. Questo è uno dei nostri principi programmatici», conclude il presidente di Confassociazioni.

Intanto, qualcosa sembra essersi mosso. In un’intervista dei giorni scorsi Matteo Renzi ha annunciato che le modifiche al regime delle partite IVA dovrebbero essere inserite nei decreti delegati sul fisco previsti per il 20 febbraio.

 

 

Neopensionato riceve “in regalo” una cartella da milioni di euro

7 milioni e mezzo di euro. La comunicazione notificata a un 67enne veneziano parla chiaro. Non si tratta di una buonuscita, ma della somma che Equitalia pretende da lui. La notizia non ha sorpreso più di tanto l’uomo, perché era stato informato del suo debito già 9 anni fa. E all’epoca per sanarlo sarebbero bastati “soli” 4 milioni e 554mila euro, ulteriormente lievitati a causa degli interessi di mora.
L’Agente della riscossione ha dato cinque giorni di tempo per versare la cifra, ma si tratta di un’impresa praticamente impossibile. L’uomo infatti era titolare di un’autofficina e rivendita gomme, ma ha perso il lavoro, ed è in prepensionamento fino al 28 febbraio.
Tutto è iniziato con una multa emessa dalla Guardia di Finanza a seguito di accertamenti fiscali che avrebbero evidenziato anomalie relative ai ricavi dell’attività e alle dichiarazioni dei redditi del periodo dal 1997 al 2002.
Dal canto suo l’interessato non si è scomposto più di tanto, grazie anche a un certo distacco maturato con l’età. «Pagare? Impossibile mi hanno ritardato la pensione di otto anni. Non lavoro, l’azienda ha chiuso i battenti da otto anni e io per me non ho nulla».  
 

 

Cartelle successive al 2008, ecco quando si annullano

Cartelle_mute_nulle_equitaliaCartelle illegittime e nulle

Hai dei conti in sospeso con Equitalia? Controlla a quando risale la notifica di pagamento, perché se è avvenuta dopo il 1° giugno del 2008 può essere nulla
 
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Infatti, la Cassazione ha individuato due tipologie di cartelle che, a partire da questa data, si considerano inefficaci (sentenza 21.03.2012 n° 4516).
 
Tanto per cominciare, sono illegittime quelle che non riportano la base di calcolo degli interessi e le aliquote relative a ciascuna annualità di mora
 
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L’avviso di pagamento non può limitarsi a indicare l’ammontare totale degli interessi dovuti, ma anche come sono stati maturati. 
 
Poco importa quindi che Equitalia abbia completato le proprie verifiche, e che il contribuente sia già stato avvisato. E non c’è differenza tra sentenze definitive e non.
 
Inoltre, la cartella deve indicare il nome del responsabile dell’iscrizione a ruolo e di quello che si è occupato dell’emissione e notifica (in caso contrario, vengono dette "cartelle mute").
 
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Da redazione


 
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