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Notizie

Usura, uno su tre cade nella trappola

Usura è facile cadere in trappola Usura

Il 30% dei commercianti nel 2014 si è dovuto piegare all’usura perché soffocato dai debiti. E’ un dato inquietante, quello fornito da Confcommercio. 

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A confermarlo, purtroppo, ci sono anche le testimonianze raccolte sul campo da Federconsumatori e Ambulatorio Antiusura Onlus impegnati a sostegno dei cittadini attraverso lo sportello “Sdebitiamoci”.

L’iniziativa offre un servizio di consulenza legale gratuita a quanti sono vittima di usura o sovraindebitamento, a chi non sa di esserlo, e a chi, nella migliore delle ipotesi, vuole vederci chiaro prima di cadere nella trappola.

Poco a poco il problema sta emergendo, e i cittadini coinvolti si stanno liberando dal senso di vergogna e umiliazione che li ha costretti al silenzio per troppo tempo. 

Il fenomeno, infatti, ha proporzioni allarmanti, come spiegano Luigi Ciatti (presidente Ambulatorio Antiusura) e Sergio Veroli (vicepresidente Federconsumatori). 

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«I dati registrati sul campo denunciano non solo un aumento costante dei casi di circa il 20% su base annua, ma che l’indebitamento medio delle famiglie è cresciuto in modo preoccupante». 

Basti pensare che fino a qualche anno fa, per saldare i debiti erano sufficienti, nella gran parte dei casi, 15.000 euro, Oggi non ne bastano 35.000.

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Da redazione



 

Guido Agnello: per difendermi dalle banche sono diventato un leone

Un nome, una garanzia Guido_Agnello_Usura_Bancaria

Coppola storta è il marchio che ha rivisitato il tipico berretto siciliano riscuotendo enorme successo in tutto il mondo. Eppure, il sistema sembra fermamente intenzionato a mettere la parola fine non solo a questo brand, ma anche alla storia imprenditoriale da cui è nato, e che risponde al nome di Guido Agnello

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Dopo aver dedicato una vita a diffondere l’eccellenza della sua isola a livello internazionale, l’uomo è stato costretto a iniziare una battaglia legale con BNL, che va avanti ormai da 20 anni.

Nel 1995 infatti, Guido Agnello ha un’esposizione di 70 milioni di lire nei confronti dell’istituto di credito, da cui deve rientrare in tempi molto rapidi. 

Così, l’imprenditore versa 20 milioni di euro e sottoscrive un piano di rientro rateale, nonostante il quale, di lì a poco riceve un decreto ingiuntivo con cui BNL gli impone il rimborso dell’intera somma

All’improvviso, i 20 milioni già restituiti sembravano scomparsi. L’uomo vuole che venga fatta giustizia, e nel 1998 incassa la prima vittoria grazie al Tribunale di Palermo.

Nel frattempo però, l’imprenditore è stato segnalato da BNL in Centrale Rischi e si ritrova, di fatto, come se intorno gli si fosse fatta terra bruciata. 

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Gli istituti di credito fanno blocco in modo compatto contro di lui. Nel 2008, intanto, diventa definitiva la sentenza di revoca del decreto ingiuntivo, e Guido Agnello, forte del sostegno dell’Adusbef e della Stampa Estera di Roma rende nota la sua esperienza in una conferenza stampa. 

Da qui la decisione di chiedere a BNL il risarcimento dei danni provocati da questa odissea ventennale. La decisione del tribunale è attesa per giugno dell’anno prossimo. E l’imprenditore, a dispetto del’ottimismo ostentato dall’istituto di credito, dichiara, «le banche hanno cercato di strangolarmi. Ma io ho le spalle larghe, resisto, vado avanti». 

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Per fare impresa in Italia ci vuole fegato

Per artigiani e imprenditori spesso resistere in un mercato sempre più competitivo e deregolamentato è una questione di eroismo, nel senso letterale del termine. Districarsi tra le sabbie mobili della burocrazia e l’abbraccio a volte mortale degli istituti di credito richiede una dose notevole di sangue freddo, tenacia e passione per il proprio lavoro. La storia dell’artigiano Alberto Carminati e della Iglass ne è la prova.

La Iglass è nata trent’anni fa in Lombardia, grazie ai soldi della liquidazione del padre di Carminati. L’azienda entra in sofferenza sei anni fa. «A un certo punto due clienti non mi hanno più pagato: mezzo milione di euro di buco. Lì è cominciato un calvario dal quale sto uscendo solo adesso», spiega l’artigiano. E’ cominciata così una sorta di via crucis tappezzata di faldoni, incartamenti e pratiche di vario tipo, al termine della quale, però, ha vinto sia la battaglia con il Comune che quella con Equitalia.

Come se non bastasse, si sono fatte sentire anche le banche. «A loro non interessa niente se hai una storia dietro, se hai un’idea per il futuro, se hai un inghippo momentaneo, non sei valutato realmente per quel che vali. Sei un numero, un coefficiente». Quello di Alberto Carminati aveva superato il fido di 80.000 euro. «Ma come? Mi conoscevano da vent’anni, avevo chiesto una deroga, aspettavo una risposta da tre mesi e invece mi chiamano e fanno: “Lei è passato in incaglio”. Definizione del termine incaglio su sito specialistico: “Sconfino di conto corrente”. La posizione di incaglio verrà segnalata in Centrale Rischi di modo che tutti gli istituti di credito possano prenderne notizia. Il risultato è l’impossibilità di accesso al credito».

Perciò Alberto Carminati è dovuto correre ai ripari, dimezzando «con grande dispiacere» il personale e rileggendo con estrema attenzione i fogli informativi della banca. Così l’imprenditore ha scoperto di aver subito, nel corso del tempo, tassi sostanzialmente illegittimi. Da qui la richiesta di risarcimento danni e, a seguito della trattativa avviata con l’istituto di credito, Alberto Carminati ha ricevuto 50.000 euro in contanti. «Pochi, ma meglio la metà della metà subito che tutti fra anni, aspettando la fine di una causa».

E l’artigiano non si arrende, anzi, rivendica con fierezza la storia della propria azienda. «Siamo vivi  perché innoviamo: facciamo vetrate con le stampe digitali, quelle riscaldanti, oppure i vetri anti appannamento per le saune. Ogni nuovo macchinario costa centinaia di migliaia di euro, ma non puoi fare diversamente. Il futuro del materiale è la tempera chimica: maggiore resistenza e minor peso». 

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