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Mutui ipotecari: quando può riprendersi l’immobile la banca?

Quando la banca può riprendersi l'immobile Mutui_Ipotecari_banche

È operativo da ieri il Decreto Legislativo 72/2016, che permette all’istituto di credito di entrare in possesso dell’immobile ipotecato senza l’intermediazione del Tribunale

Contestualmente però, sono potenziati e rafforzati i diritti dei clienti. Detto provvedimento incorpora le direttive comunitarie per quanto riguarda i mutui garantiti da ipoteca.

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L’aspetto più significativo del decreto è rappresentato dalla clausola anti-insolvenza, che comporta la chiusura del debito con l’acquisizione e l’eventuale vendita dell’immobile appartenente al mutuatario senza l’intermedio passaggio attraverso il Tribunale per procedere all’esproprio forzato. A questo radicale provvedimento si arriverà a seguito di 18 rate non pagate.

La clausola anti-insolvenza deve comunque essere concordata e sottoscritta da entrambe le parti. Qualora la vendita dovesse comportare l’incasso di un’eccedenza rispetto al debito, l’importo residuo verrà conferito al mutuatario. A stimare il valore dell’immobile è un tecnico, esterno ed imparziale.  

Il cittadino che intende sottoscrivere un mutuo ipotecario ha diritto a ricevere una corretta, completa e comprensibile informazione da parte dell’intermediario finanziario

A fare fede è il nuovo Prospetto Informativo Europeo Standardizzato (Pies). L’interessato ha una settimana di tempo per valutare e confrontare le varie proposte raccolte sul mercato prima di decidere se assumersi detto impegno.

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L’aspirante mutuatario ha diritto di avvalersi di una consulenza gratuita preventiva alla sua scelta; il tecnico incaricato di stimare il valore di mercato dell’immobile deve essere individuato di comune accordo tra le parti o, in alternativa, dal Presidente del Tribunale competente.  

L’importo massimo finanziabile è dell’80% del valore dell’immobile ipotecato; in caso di importi superiori, il finanziamento si ritiene nullo e il mutuatario non è obbligato al rimborso del restante 20%

Da redazione 

 


 
 

Equitalia sbaglia. Imprenditore si vede notificare un importo di 1,5 milioni di euro e perde tutto

Ci risiamo, l’Agenzia di Riscossione sbaglia, e a farne le spese è il contribuente

È crudelmente comico notare che, laddove questa sia in credito, passa con estrema rapidità all’incasso, ma quando si tratta di rettificare un suo errore, non è altrettanto rapida. A farne le spese, stavolta, è stato un imprenditore di Rimini, sulle cui spalle era piombato, implacabile, un importo di 1 milione e mezzo di euro. Fortunatamente il Giudice Civile ha riconosciuto le sue ragioni e lo ha annullato, parlando di uno sbaglio procedurale. Il sollievo dell’uomo, dopo aver appreso questa notizia, è stato solo parziale. La situazione in cui versa resta infatti molto grave, e lui stesso ammette di comprendere la disperazione che ha colpito chi, in condizioni analoghe alla sua, è arrivato a suicidarsi.

Eppure l’imprenditore riminese aveva dimostrato sin da giovane le sue capacità, tant’è che aveva messo su un’azienda con un fatturato da due milioni e mezzo di euro. Finchè la crisi non ha colpito i soggetti con cui collaborava e che, per una sorta di effetto domino, sono falliti uno dietro l’altro. Posto davanti a un bivio, l’uomo ha preferito pagare dipendenti e creditori, accantonando  momentaneamente il versamento delle tasse.

Così, è iniziata una pioggia di cartelle esattoriali culminata con la notifica di un importo superiore ai 200.000 euro. È seguita la vendita all’asta dell’immobile, e l’imprenditore si è ritrovato solo. Anche le banche lo hanno abbandonato. Da qui è iniziata la sua guerra contro lo spropositato importo di 1 milione e 600mila euro richiesti, a fronte del debito effettivo di 400.000.

La decisione del Giudice Civile viene definita la vittoria di una battaglia, ma l’imprenditore non dimentica le fasi precedenti, durante le quali, addirittura, è stato definito un ladro. Un’umiliazione che ha ferito moltissimo il suo orgoglio. «Ho pagato i miei operai e i creditori perchè quella è gente che lavora per mangiare.  Equitalia non può rovinare la gente, deve punire chi sgarra non i poveretti. Capisco quelli che si sono ammazzati, ma io la soddisfazione di togliemi la vita non la dò a nessuno».

Fermo auto: sai quando sei a rischio?

Quali sono le conseguenze se non pago il bollo? 

Fermo_Auto_quando_sei_a_rischio_?Spesso gli automobilisti si pongono questa domanda, e la risposta non è particolarmente lusinghiera, a seguito della recente approvazione del Decreto Fiscale

Infatti, l’estensione dei poteri attribuiti all’Agente di Riscossione rende tangibile l’eventualità di subire un pignoramento.

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Il suddetto provvedimento ha sancito la chiusura di Equitalia e la sostituzione di questa con Agenzia delle Entrate – Riscossione, che fa riferimento al Ministero dell’Economia. 

La differenza sostanziale rispetto all’attuale situazione sta nel fatto che il nuovo Agente avrà la possibilità di entrare nelle Banche Dati dell’Anagrafe Tributaria e dei Conti Correnti. Questo significa che, con estrema rapidità, sarà dato sapere cosa - e in che forma - possiede il contribuente

L’Agenzia delle Entrate potrà inoltre accedere alle Banche Dati dell’Inps, e ciò renderà più semplice procedere al pignoramento dello stipendio.

Fermo auto: come si perfeziona e come fare ricorso 

Fermo_Amministrativo

Chi non versa il bollo, subisce il fermo auto, per ottenere il quale è sufficiente l’iscrizione al PRA

Il provvedimento deve essere preceduto da una comunicazione inoltrata al diretto interessato almeno un mese prima.  Questa ha lo scopo di informarlo sull’imminente misura e, al tempo stesso, fornirgli un arco di tempo sufficiente a pagare o chiedere l’annullamento, dimostrando che il mezzo è di fondamentale importanza per svolgere la propria professione (possibilità, questa, concessa solo a chi svolge lavoro autonomo, in ambito artistico o d’impresa).

Chi intende inoltrare ricorso dovrà chiedere al Giudice di Pace di “congelare” l’esecuzione del fermo, altrimenti non potrà utilizzare la macchina, nel frattempo. Peraltro, va specificato che, quando il fermo si perfeziona, il cittadino non riceve apposita comunicazione, dunque continuare a utilizzare l’auto implica il rischio di incorrere nel penale.

Il fermo può essere bloccato chiedendo la rateazione del debito: in tal senso è sufficiente versare la prima tranche. Tuttavia, per cancellare definitivamente il provvedimento, bisogna pagare fino all’ultima rata dell’importo in debito

Va comunque specificato che subire il blocco auto non esclude il pignoramento: il primo infatti è un provvedimento cautelare, il secondo è un vero e proprio strumento di riscossione.

In sostanza, ad aumentare significativamente, a seguito dell’approvazione del Decreto Fiscale, è la probabilità di vedersi “piovere addosso” una misura come blocco auto o pignoramento

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Da redazione 

 



 
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