Notizie

Segnalazione in registro cattivi pagatori: se è frettolosa l’interessato va risarcito

L’iscrizione in Centrale Rischi è un avvenimento capace di modificare profondamente la vita, professionale e privata, dell’individuo, per questo sono quindi necessarie particolari obblighi e accortezze da parte dell’istituto di credito. 
Prima di procedere all’inserimento nell’elenco dei cattivi pagatori, bisogna dare comunicazione all’interessato, così da permettergli di saldare eventualmente il debito, ed evitare di mettere in moto una macchina burocratica poi difficile da arrestare. 
 
Senza preventivo avviso si ritiene l’iscrizione in Centrale Rischi illegittima, e ciò dà diritto all’interessato di essere risarcito per quanto riguarda il danno d’immagine. Infatti, una segnalazione è in grado di compromettere la reputazione finanziaria dell’individuo precludendogli la possibilità di ottenere ulteriori finanziamenti. A sancirlo è stato il Tribunale di Firenze con sentenza n. 2304 del 20 giugno 2016.
In virtù della particolare delicatezza della questione, la banca deve riconoscere specifiche garanzie e tutele al cittadino prima di procedere. Ad esempio, bisogna compiere molteplici verifiche e controlli, in quanto una momentanea e contingente difficoltà economica non può essere presupposto di un’iscrizione in Centrale Rischi. Infatti, in tal caso la sproporzione tra i due eventi è fin troppo marcata.
 
L’istituto di credito deve assicurare particolare diligenza e buona fede, il che implica reiterati monitoraggi, trasparenza e affidabilità. 
Il caso all’origine della sentenza ha riguardato un imprenditore, che suo malgrado si è dovuto confrontare con un processo di sedimentazione di informazioni a suo carico che ha reso particolarmente complesso  e laborioso contrastare la cattiva reputazione che si andava costituendo. Il risarcimento è inoltre necessario anche se la segnalazione ha riguardato un arco di tempo particolarmente breve. 

L’iscrizione in Centrale Rischi è un avvenimento capace di modificare profondamente la vita, professionale e privata, dell’individuo, per questo sono quindi necessarie particolari obblighi e accortezze da parte dell’istituto di credito.

Prima di procedere all’inserimento nell’elenco dei cattivi pagatori, bisogna dare comunicazione all’interessato, così da permettergli di saldare eventualmente il debito, ed evitare di mettere in moto una macchina burocratica poi difficile da arrestare.

Senza preventivo avviso si ritiene l’iscrizione in Centrale Rischi illegittima, e ciò dà diritto all’interessato di essere risarcito per quanto riguarda il danno d’immagine. Infatti, una segnalazione è in grado di compromettere la reputazione finanziaria dell’individuo precludendogli la possibilità di ottenere ulteriori finanziamenti. A sancirlo è stato il Tribunale di Firenze con sentenza n. 2304 del 20 giugno 2016.

In virtù della particolare delicatezza della questione, la banca deve riconoscere specifiche garanzie e tutele al cittadino prima di procedere. Ad esempio, bisogna compiere molteplici verifiche e controlli, in quanto una momentanea e contingente difficoltà economica non può essere presupposto di un’iscrizione in Centrale Rischi. Infatti, in tal caso la sproporzione tra i due eventi è fin troppo marcata.

L’istituto di credito deve assicurare particolare diligenza e buona fede, il che implica reiterati monitoraggi, trasparenza e affidabilità.

Il caso all’origine della sentenza ha riguardato un imprenditore, che suo malgrado si è dovuto confrontare con un processo di sedimentazione di informazioni a suo carico che ha reso particolarmente complesso  e laborioso contrastare la cattiva reputazione che si andava costituendo. Il risarcimento è inoltre necessario anche se la segnalazione ha riguardato un arco di tempo particolarmente breve. 

La redazione



 

Cartelle esattoriali: quando conviene aspettare la prescrizione?

Si parla tanto in questi giorni della riforma di Equitalia, del progetto di chiusura dell’Ente e della contestuale opportunità di accedere alla rottamazione delle cartelle. Tuttavia, in alcuni casi potrebbe essere possibile usufruire della prescrizione del debito.

Ma perchè c’è l’eventualità, concreta, che le cartelle esattoriali decadano? In quanto la chiusura dell’Agenzia di Riscossione, prevista per il luglio del prossimo anno, richiederà un notevole dispendio organizzativo e di energia, correlato al processo di “trasloco” del personale. Sono inoltre probabili slittamenti temporali e la perdita di informazioni e documenti, tra un passaggio e l’altro, il che potrebbe, inevitabilmente, andare a vantaggio dei contribuenti, facendo passare sostanzialmente sotto silenzio la “scadenza” di centinaia di migliaia di debiti.

Dunque, se da parte di Equitalia non ci sarà l’inoltro di un solleciti pagamento entro i termini di decadenza, il contribuente non dovrà pagare nulla. D’altro canto, se la prescrizione dovesse perfezionarsi da qui a qualche anno, è consigliabile aderire alla rottamazione della cartella, così da usufruire, perlomeno, di una riduzione di sanzioni e interessi.  Diverso è il caso in cui detta data sia lontana solo qualche mese.

A tal proposito vale la pena di ricordare che IRPEF, IVA e IRAP decadono dopo 10 anni dalla ricezione dell’avviso di pagamento, mentre per IMU, TARI e contributi INPS e INAIL la prescrizione arriva dopo 5 anni

Chi può usufruire della rotttamazione delle cartelle?

da redzione





 

Riduzione tra il 30 e il 180% per chi accede alla rottamazione delle cartelle esattoriali

Dopo l’avvenuta pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge contenente le indicazioni relative alla rottamazione delle cartelle esattoriali, cominciano a diffondersi tutta una serie di informazioni relative a chi e come può usufruirne. 
Quali debiti possono essere rottamati 
ll provvedimento riguarda i ruoli affidati dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS o dall’Inail all’Agente di Riscossione tra il 2000 e il 2015. Sono inclusi anche quelli emessi da Regioni, Province , città metropolitane e Comuni in riferimento all’ICI e alla tassa sui rifiuti. 
Un’importante precisazione va fatta in merito alla definizione di Agente di Riscossione. Questa etichetta non riguarda solo Equitalia, ma tutti i soggetti affidatari del compito di incassare tributi, contributi e multe da parte di Stato e Comuni o altri soggetti.  
Da quale pagamento è esentato il cittadino?
Il cittadino che aderisce alla rottamazione non deve pagare sanzioni, interessi di mora nonché le somme aggiuntive relative ai contributi previdenziali. Vanno invece saldati gli interessi legali, l’aggio di riscossione, il rimborso per l’esecuzione dell’atto e le spese di notifica della cartella. 
Come fare a capire se il ruolo ricevuto “cade” nella finestra temporale sancita dal provvedimento? A fare fede non è la data di notifica, bensì quella di affidamento all’Agenzia di Riscossione che deve, appunto, rientrare nel periodo tra il 2000 e il 2015. 
La rottamazione potrebbe significare uno snellimento anche importante delle cartelle esattoriali. Si parla di un “dimagrimento” compreso tra il 30 e il 180%. La riduzione di un terzo si ha se l’importo è lievitato per mancato versamento; se ci sono stati accertamenti fiscali la somma potrebbe aver subito una maggiorazione addirittura oscillante tra il 90 e il 180%.  Gli interessi di mora vedono aumentare il loro “peso” in caso di cartelle molto datate. 
 
Aderire alla rottamazione: come fare? 
Per aderire al programma di rottamazione bisogna inoltrare domanda all’Agenzia di Riscossione che ha rilasciato la cartella . «La richiesta si deve presentare tramite il modulo che ciascun agenzia mette a disposizione sul proprio sito  entro 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legge». 
L’Agenzia di Riscossione ha sei mesi di tempo per rispondere al contribuente, specificando l’ammontare esatto del debito, nonché il numero di rate da pagare e le relative scadenze. Possono beneficiare della rottamazione anche quelli che hanno già parzialmente saldato l’importo, a patto che siano in regola con i versamenti di ottobre, novembre e dicembre 2016. 
Il mancato, insufficiente o tardivo pagamento anche di una sola rata provocherà il decadimento della misura di rottamazione e questo farà sì che ricomincino a essere pagate le misure cautelari e/o esecutive, oltre all’esclusione da una nuova misura di rateazione. 

Dopo l’avvenuta pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge contenente le indicazioni relative alla rottamazione delle cartelle esattoriali, cominciano a diffondersi tutta una serie di informazioni relative a chi e come può usufruirne.

Quali debiti possono essere rottamati

ll provvedimento riguarda i ruoli affidati dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS o dall’Inail all’Agente di Riscossione tra il 2000 e il 2015. Sono inclusi anche quelli emessi da Regioni, Province , città metropolitane e Comuni in riferimento all’ICI e alla tassa sui rifiuti.

Un’importante precisazione va fatta in merito alla definizione di Agente di Riscossione. Questa etichetta non riguarda solo Equitalia, ma tutti i soggetti affidatari del compito di incassare tributi, contributi e multe da parte di Stato e Comuni o altri soggetti.  

Da quale pagamento è esentato il cittadino?

Il cittadino che aderisce alla rottamazione non deve pagare sanzioni, interessi di mora nonché le somme aggiuntive relative ai contributi previdenziali. Vanno invece saldati gli interessi legali, l’aggio di riscossione, il rimborso per l’esecuzione dell’atto e le spese di notifica della cartella.

Come fare a capire se il ruolo ricevuto “cade” nella finestra temporale sancita dal provvedimento? A fare fede non è la data di notifica, bensì quella di affidamento all’Agenzia di Riscossione che deve, appunto, rientrare nel periodo tra il 2000 e il 2015.

La rottamazione potrebbe significare uno snellimento anche importante delle cartelle esattoriali. Si parla di un “dimagrimento” compreso tra il 30 e il 180%. La riduzione di un terzo si ha se l’importo è lievitato per mancato versamento; se ci sono stati accertamenti fiscali la somma potrebbe aver subito una maggiorazione addirittura oscillante tra il 90 e il 180%.  Gli interessi di mora vedono aumentare il loro “peso” in caso di cartelle molto datate.

Aderire alla rottamazione: come fare?

Per aderire al programma di rottamazione bisogna inoltrare domanda all’Agenzia di Riscossione che ha rilasciato la cartella . «La richiesta si deve presentare tramite il modulo che ciascun agenzia mette a disposizione sul proprio sito  entro 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legge».

L’Agenzia di Riscossione ha sei mesi di tempo per rispondere al contribuente, specificando l’ammontare esatto del debito, nonché il numero di rate da pagare e le relative scadenze. Possono beneficiare della rottamazione anche quelli che hanno già parzialmente saldato l’importo, a patto che siano in regola con i versamenti di ottobre, novembre e dicembre 2016.

Il mancato, insufficiente o tardivo pagamento anche di una sola rata provocherà il decadimento della misura di rottamazione e questo farà sì che ricomincino a essere pagate le misure cautelari e/o esecutive, oltre all’esclusione da una nuova misura di rateazione.