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Popolari, Veneto Banca sotto osservazione per credito troppo “spensierato”

Un bollettino di guerra, con morti e feriti. Questo sembrano le recenti cronache economiche. Il mercato del credito non trova pace, e con lui neanche i consumatori. Nei giorni scorsi è toccato a Veneto Banca, le cui sedi sono state ispezionate dalla Guardia di Finanza. Per l’istituto di Montebelluna si tratta però solo dell’ultimo episodio in ordine di tempo. 
Veneto Banca è infatti sotto osservazione per una serie di attività. Tra queste, la concessione di credito senza preventivi e adeguati accertamenti, e, contestualmente, il finanziamento dei suoi stessi azionisti. 
 
I vertici avevano ufficializzato i conti preliminari del 2014 quindici giorni fa. In quell’occasione si era parlato di un rosso di 650 milioni di euro, causato da svalutazione degli attivi e rettifiche. Necessario insomma far chiarezza, anche perché il costo delle azioni, nel caso delle popolari, viene stabilito dall’istituto attraverso una perizia di parte. 
 
Gli inquirenti devono quindi verificare che i bilanci non siano stati “ritoccati”. In questo caso infatti, le informazioni fornite all’Authority sarebbero state falsate. Così, ne avrebbero risentito anche le svariate operazioni svolte negli ultimi anni.
 
 

 

Deve 4 milioni di euro a Equitalia per gli errori della burocrazia

Chi paga quando sbagliano le istituzioni? La risposta è scontata, e non fa piacere. Le vittime preferite sono i cittadini, costretti a pagare, il più delle volte, nel senso letterale del termine. Negli ultimi anni il Nord Est è diventato una sorta di “bersaglio facile”, come dimostra la storia dell’ex imprenditore veneto Gian Giacomo Comirato. Sette anni fa Equitalia ha bussato alla sua porta chiedendo il pagamento di una multa da tre milioni di euro. Tuttavia, nonostante questa fosse, a detta dei legali dell’uomo, frutto di errori dell’amministrazione pubblica, la cifra è lievitata, arrivando a 4 milioni.
 
Nel 2007 l’ispezione delle Fiamme Gialle, fuori tempo massimo di due anni
Nel 2005 Comirato chiuse l’impresa agricola di sua proprietà in provincia di Pordenone. All’epoca l’unità produttiva era costituita da circa 20.000 galline ovaiole. La Guardia di Finanza andò a “fargli visita” due anni più tardi. Da qui ebbe inizio l’odissea dell’uomo, secondo gli avvocati. «Durante il controllo ai capannoni le Fiamme Gialle non trovarono alcunché, e ritenendo che il nostro cliente non avesse mai avuto galline, hanno rivisto i suoi bilanci secondo i regimi fiscali dei commercianti, decisamente più elevati di quelli di un allevatore diretto».
 
Quale soluzione per un debito palesemente iniquo?
Attualmente l’ex imprenditore fa l’operaio part time a 600 euro. Un quinto della sua busta paga viene trattenuto ogni mese per rimborsare l’Agenzia della riscossione. È chiaramente improbabile che Gian Giacomo Comirato riesca a coprire la cifra richiesta. Tuttavia, allo stesso tempo non può ricorrere contro il provvedimento per scadenza dei termini.
A suggerire una possibile ricomposizione della vicenda, i legali dell’uomo. Qual è la priorità di Equitalia? Vantare un credito irrealizzabile, o cercare un compromesso che tuteli, almeno parzialmente, ambo le parti? Un appello al buonsenso che, si spera, venga accolto. 
 

 

Tangenti per “tappare” i debiti. Condannati in nove

Tangenti_Condannati_In_NoveI debiti non sono tutti uguali 

Alcuni debiti lo sono più di altri. Citando George Orwell si può sintetizzare così la vicenda “a base” di mazzette resa nota in questi giorni. 
 
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Una tangente di 40.000 euro ogni 200.000 di pendenze con l’Agenzia delle Entrate. Tanto avrebbero pagato alcuni contribuenti per dormire sonni – si fa per dire – tranquilli. A riferirlo, una fonte di giudiziaria. 
 
Associazione a delinquere, corruzione, falso e accesso abusivo al sistema informatico. Queste alcune delle ipotesi di reato su cui l’indagine è chiamata a fare luce.
 

A pagare però, sono i soliti noti 

Nel frattempo, i contribuenti continuano a essere bersagliati dalle “cartelle pazze”. Come fulmini a ciel sereno, spesso queste compromettono il già precario equilibrio economico di chi le riceve. 
 
Da qualche settimana, ad esempio, gli abitanti del comune abruzzese di Pianella si vedono recapitare cartellestellarirelative a IMU e ICI
 
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Il M5S locale ha sollecitato il sindaco a intervenire al più presto. In gioco c’è la vita di intere famiglie. 
 
«In merito ai pagamenti non dovuti richiesti e in merito ai disagi causati alla popolazione costretta a recarsi negli uffici comunali per il controllo delle suddette cartelle si chiede che il comune prenda una posizione chiara e identifichi i diretti responsabili che hanno permesso tale situazione». Così Domenico Pettinari (M5S). 
 
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