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Debito “fantasma”: vittoria di un automobilista contro Equitalia

L’Agenzia di Riscossione nuovamente bacchettata. Stavolta da parte di un giudice di pace, che l’ha condannata, insieme al Comune di Arezzo, al pagamento delle spese legali, dopo il sequestro dell’auto di un residente. All’origine di tutto, alcune multe risalenti al 2003. 
 
L’uomo aveva dichiarato di non aver mai ricevuto le cartelle esattoriali, quando, a settembre 2015, aveva subito la notifica del fermo amministrativo. 
 
A difendere l’uomo, vincendo la causa, sono stati gli avvocati Marta Mencattini e Andrea Santini.
 

 

L’Agenzia di Riscossione lo querela. Lui fa lo sciopero della fame

«Equitalia andrebbe denunciata per istigazione al suicidio». Questa frase è all’origine dell’odissea di un cittadino come tanti, Mauro Merlino, che però sta dimostrando un coraggio fuori dal comune, combattendo una battaglia contro un colosso come il “braccio destro” del Fisco.
 
È stata questa affermazione a far scattare la querela da parte dell’Agenzia di Riscossione. Tuttavia, l’uomo resta fermo sulle proprie posizioni e, anzi, rilancia. «Oggi so di aver sbagliato la coniugazione del verbo, sarebbe più opportuno sostituire ‘andrebbe’ con ‘va’ in virtù dell’escalation di suicidi maturati nel corso di questi anni a carico di “poveracci” sopraffatti dai debiti».
Mauro Merlino ha subito per ben due volte il rinvio dell’udienza in quanto il “querelante di lusso” ha pensato bene di non presentarsi. Ora, lui chiede che il processo possa svolgersi regolarmente e senza intoppi, e per far sentire con più forza la propria voce, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame controllata. In pratica, quotidianamente ingerisce una quantità di cibo inferiore a quella che dovrebbe assumere. 
 
Ma non basta. Mauro Merlino precisa infatti: «dalla mattina del 28 marzo fino alle 14,00 del giorno seguente avvierò lo sciopero della fame completo e rimarrò ammanettato e in piedi nei pressi del tribunale di Modena. Oltre allo sciopero, avrà luogo una marcia silenziosa che vedrà una nutrita adesione di partecipanti che sfileranno in religioso silenzio per manifestare solidarietà alle famiglie delle ‘vittime della crisi’, suicidatesi tra l’indifferenza generale. Così intendo aspettare il processo ed è questa la protesta che intendo portare avanti affinché Attilio Befera si decida a presentarsi in aula. Intendo rimanere in piedi, in rappresentanza di quell’Italia messa in ginocchio dalle tasse e dalla crisi e che non vuole più subire angherie, abusi e soprusi e con le mani legate, per simboleggiare la negata possibilità di professare liberamente pensieri e parole. E se Befera non dovesse presentarsi, rimarrò lì ad oltranza, a protestare, ancora. In piedi, fino a quando ne avrò la forza e con legate, in rappresentanza di quella parte onesta dell’Italia che non vuole morire. Voglio che tutti gli italiani vedano come mi ha ridotto l’indifferenza di Equitalia». 
 

 

Lo Stato pronto a scassinare le cassette di sicurezza dei contribuenti debitori

Equitalia parrebbe proprio essere insaziabile. Infatti, da qui in avanti potrebbe essere autorizzata dal giudice perfino a forzare le cassette di sicurezza di chi ha un debito con lo Stato, così da saldarlo. A diffondere la notizia, il quotidiano Libero. Ecco di cosa stiamo parlando.
 
L’Agenzia di Riscossione potrebbe entrare in banca accompagnata da un fabbro, chiamato a scassinare il contenitore, così da impadronirsi di eventuali preziosi e soldi. 
 
«Il dipendente di Equitalia si presenterà in banca dopo aver preso appuntamento con il funzionario dell'istituto e, alla presenza di un agente di pubblica sicurezza, darà la luce verde al fabbro, al quale toccherà forzare il piccolo caveau». A spiegare l’iter è Claudio Antonelli, l’autore dell’articolo pubblicato su Libero. 
Il contenuto della cassetta di sicurezza sarà poi oggetto di asta.