Usi assegni o carte di credito?
In caso di irregolarità da parte tua, potresti ritrovarti iscritto nella Centrale di Allarme Interbancaria, l’archivio digitale tenuto da Banca d’Italia.
Quando rischi di essere “schedato” in CAI?
Se emetti assegni scoperti, o se il blocchetto è stato revocato dalla banca. Per quanto riguarda le carte di credito, invece, se non saldi i costi relativi agli acquisti e ai prelievi effettuati. Il numero di mancati pagamenti dopo i quali scatta il blocco è a discrezione della banca.
L’iscrizione deve essere preceduta da relativa comunicazione inviata tramite raccomandata a.r.
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Dopo quanto vengono rimossi i tuoi dati?
La finestra temporale varia in base all’illecito da cui è scaturita la segnalazione. In caso di assegni senza autorizzazione/provvista devono trascorrere sei mesi, durante i quali non se ne possono emettere altri.
L’iscrizione decade invece dopo due anni in caso di carte di credito “scoperte”, ma nel frattempo l’interessato può continuare ad utilizzarle, in quanto l’inserimento in CAI ha valore meramente informativo.
Ciascuno ha diritto a consultare i propri dati inseriti in CAI: la richiesta deve ottenere risposta in un periodo compreso tra 7 e 15 giorni.

Questo può essere pignorato, al pari di conto corrente, stipendio e pensione. A stabilirlo è stata la Cassazione attraverso l’ordinanza n.19708 del 2018, che ha evidenziato come la somma di denaro rappresenti un credito certo e liquido, derivante da un rapporto di lavoro dipendente.
In questo caso, ad avere la meglio sarebbe stata Agenzia delle Entrate Riscossione, la vecchia Equitalia, se un combattivo avvocato salernitano non avesse individuato una norma a sostegno delle ragioni di una coppia di Montalto Antilia.