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Notizie

Cara macchina, quanto mi costi? Come difendersi da truffe su bollo e assicurazione

Muoversi su quattro ruote è sempre più impegnativo, per gli italiani. 
Non solo infatti, il contribuente deve districarsi nella giungla delle Rc auto schivando truffe e salassi, ma deve tenere alta la guardia. I rischi con cui più spesso si trova a fare i conti? Bollo lievitato all’inverosimile (e del tutto illegittimamente) e multe indebitamente attribuite. Come sopravvivere a tutto questo? Proviamo a fare il punto.
 
 
 
 
Dopo quanto tempo si prescrive il bollo auto?
Le cartelle esattoriali originate dal mancato pagamento del tributo decadono dopo tre anni, anche se il contribuente non ha fatto opposizione all’avviso. Dunque Equitalia non può fare riferimento al generale termine decennale. A stabilirlo è stata la Suprema Corte di Cassazione. La pronuncia è stata originata dalla vicenda di un’automobilista che aveva impugnato il debito davanti alla CTP di Milano, vincendo in primo e secondo grado.
 
Mi hanno appioppato una multa non mia: che faccio?
Attenzione, perché in questo caso non opporsi può essere molto pericoloso. Perciò, è fondamentale che il destinatario percorra tutte le strade previste dalla legge per comunicare che non ha niente a che fare con il veicolo “incriminato”. Necessario quindi procedere alla contestazione in via amministrativa e, contemporaneamente, all’impugnazione del verbale.
Insomma, come hanno suggerito i giudici di legittimità (sentenza numero 7829/15), è consigliabile non “crogiolarsi” nell’attesa che venga notificata la cartella.
 

 

 

Rubi l'acqua per sopravvivere? Ti becchi un processo

Può definirsi giustizia quella che è forte con i deboli e debole con i forti? Evidentemente no, eppure certe dinamiche sembrano impossibili da cambiare. La storia che stiamo per raccontare potrebbe essere catalogata sotto la voce “Stato latitante”. Giunto allo stremo, il siciliano Salvatore Di Corrado si è trovato costretto, come tanti altri nelle sue condizioni, a dover scegliere tra una morte silenziosa e una vita “fuori legge”. Ha optato per la seconda, e ora è sotto inchiesta per furto d’acqua.
 
«Ero stanco di vivere senza i servizi essenziali. Così ho notato quel tubo chiuso che arrivava al mio appartamento e l’ho messo in funzione. Vivo da solo e non ho alcun lavoro, dopo che sono stato licenziato dal Comune». Così l’uomo, ex operatore ecologico, ha spiegato il suo gesto. 
 
Una vita appesa a un filo, la sua. Quello della generosità di chi lo conosce. A distanza di mesi, i servizi sociali gli hanno accordato un contributo di soli 50 euro. Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. «Che devo fare? Comprare la corda per impiccarmi? Nel mio appartamento non ho mai avuto nè il contatore elettrico né quello dell’acqua. Non ho i soldi per fare il contratto né per l’uno né per l’altro. Ho chiesto aiuto a tutti, anche alla Chiesa, ma per i contratti non possono aiutarmi. Per garantirmi un po’ di illuminazione a casa uso candele. Ma per l’acqua non posso far nulla. Ho bisogno dell’acqua per bere e lavarmi. Vi prego: lasciatemi l’acqua». Intanto però, dovrà affrontare un processo, neanche fosse un delinquente incallito.
 
La vita di Salvatore Di Corrado è cambiata irrimediabilmente nel 1995, dopo un periodo di malattia. L’uomo infatti dimenticò di inoltrare il certificato medico. Una leggerezza che gli è costata cara, visto che di lì a qualche tempo è stato licenziato. E il ricorso presentato attraverso l’avvocato Giuseppe Vacirca attende ancora un responsi dalla Giustizia Amministrativa
 

 

Divorzio: così limiti i danni (per i tuoi figli e per il tuo portafoglio)

«Nella buona e nella cattiva sorte …». Il matrimonio è la celebrazione e il coronamento  della nascita di una nuova famiglia. Non sempre però gli auspici di partenza vengono rispettati anche in corso d’opera. Così, la fine di un progetto di vita spesso coincide con l’inizio di una guerra senza esclusione di colpi, che lascia sul campo feriti e morti. I primi a farne le spese sono i figli, ma gli strascichi non mancano neanche per gli adulti. Soprattutto per i papà.
 
Dati alla mano, più della metà di loro infatti,  avverte un peggioramento della relazione con i figli, in termini di quantità e qualità, dopo la separazione. Dal canto suo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha sanzionato il nostro Paese proprio perché non fa abbastanza per garantire, in concreto, il diritto alla bigenitorialità. Insomma, per l’uomo, il più delle volte la fine del matrimonio coincide con l’inizio di un percorso in salita disseminato di difficoltà. «Le prime sono di carattere economico, se si considera che dopo il divorzio in genere è lui che deve trovare un’altra sistemazione e sostenere numerosi costi in più. Per questo molti tendono a non pagare alla madre la cifra pattuita, foraggiando invece direttamente il bambino o l’adolescente per sembrare più buoni ai loro occhi. Ma si tratta di un atteggiamento che in genere non porta a nulla di buono se non all’esasperazione dei rapporti e al coinvolgimento del tribunale». Così Graziella Fava Vizziello, psichiatra e professoressa di psicopatologia dello sviluppo presso l’Università di Padova.
 
Il problema di fondo, spiega Roberto Cataldi, è un aspetto economico non  governato dal principio di equità. Da qui uno squilibrio profondo, tra i diritti riconosciuti al coniuge materialmente più fragile e quelli dell’altro, tenuto a mantenerlo. Questo spesso comporta che «le donne siano portatrici esclusive di diritti consolidati e gli uomini abbiano solo doveri». Insomma, garantire il medesimo tenore di vita non può essere qualcosa di astratto e completamente avulso dal contesto effettivo in cui la situazione si inserisce. Perciò, conclude Cataldi, «non si può prescindere dalla considerazione che la separazione comporta sempre un aumento dei costi (doppio affitto o mutuo, doppie bollette, doppie automobili, ecc.) e se si pensa a quello che è oggi lo stipendio medio degli italiani e si aggiunge la rovinosa incidenza della crisi, si può capire come la situazione in molti casi diventi insostenibile per entrambi».
 
Come sempre, l’ideale sarebbe affrontare la questione con un pizzico di buonsenso, per limitare i danni di entrambe le parti. Dunque, non salvaguardare, a tutti i costi, un determinato tenore di vita, bensì il tenore di vita possibile ( e sostenibile). «Se ci si separa, sia lui che lei dovranno tirare un po’ la cinghia, accettando che il budget disponibile si ridurrà … per entrambi». 
 

 

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