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Notizie

Nulla cartella esattoriale incompleta. Contribuente ha diritto a impugnarla

Trasparenza, questa sconosciuta. Alzi la mano chi non si è mai dovuto scontrare con la carenza informativa delle pubbliche amministrazioni, soprattutto in presenza di debiti da saldare. Così, gli avvisi di pagamento lacunosi e/o incomprensibili sono spesso la norma. Un recente intervento della Commissione Tributaria Regionale di Bari (sent. n. 176/11/2015) fuga tutti i dubbi in materia: l’intimazione che riporta solo il totale e non anche le singole voci che lo compongono è nulla e può essere contestata in sede di giudizio.
 
Tale decisione è motivazione dal fatto che, evidentemente, per poter impugnare una cartella esattoriale, il contribuente deve essere informato della natura e del relativo ammontare di tutti gli addebiti.
 
In conclusione, se hai ricevuto una cartelle esattoriale priva di indicazioni relative ad aliquote annuali e modalità di calcolo degli interessi, puoi procedere per vie legali.
 

 

Staccata la corrente all’Istituto ciechi, interviene Equitalia in extremis

Un pignoramento non è mai qualcosa da prendere sotto gamba, e se a farne le spese sono i più deboli, il danno è doppio. Nei giorni scorsi l’Istituto dei ciechi “Florio e Salamone” di Palermo si è visto staccare la corrente a seguito di un provvedimento esecutivo. Questo ha costretto la struttura a sospendere le attività e rimandare a casa i ragazzi (non vedenti e pluriminorati) che le frequentavano.

All’origine di tutto, un pignoramento di circa 1 milione e mezzo di euro da parte della Tesoreria. L’Immobiliare Malu srl (gruppo Zanarini) non avrebbe pagato una cartella esattoriale emessa dall’Agenzia delle Entrate «a seguito  di un accertamento disposto dopo la cessione, nel 2009, di terreni dell’Istituto al gruppo Zamparini». Così ha ricostruito l’accaduto Antonio Giannettino, commissario ad acta.

La mancata estinzione dell’importo dovuto, ha «determinato la responsabilità in solido dell’Istituto dei Ciechi che ha subito il pignoramento delle somme che avrebbero assicurato il funzionamento dello stesso».

La situazione sembrerebbe, però, essere rientrata. In una nota dell’11 maggio Equitalia precisa di aver contattato l'Agenzia delle Entrate di Palermo che aveva iscritto a ruolo l’Istituto come coobbligato. Verificata la situazione debitoria, ci sarebbe stata la sospensione parziale, che ha reso possibile lo svincolo da parte di Equitalia di oltre 900.000 euro, nuovamente a disposizione dell’Istituto.

 
 

 

Anatocismo: attento a non passare dalla padella alla brace

Chi subisce illeciti bancari vorrebbe poter fare affidamento sulla testimonianza di chi c’è già passato. Solo così, infatti, si rompe il “muro”di vergogna e si trova la forza di rialzarsi. È possibile sopravvivere all’usura e all’anatocismo, questo il messaggio che Mario Bortoletto, imprenditore padovano, cerca di trasmettere. Lo ha fatto con “La rivolta del correntista” prima e con “Contro gli abusi delle banche” (Chiarelettere) ora.
 
«Il conto corrente è un’offerta volontaria per il mantenimento della vostra banca». Parola di chi lo ha provato sulla propria pelle. Nel libro Bortoletto ripercorre la sua vicenda e raccoglie le storie di altre vittime. 
 
I guai, per l’imprenditore padovano, sono cominciati sette anni fa, quando all’improvviso le banche gli hanno intimato di rientrare da alcuni affidamenti. Se non l’avesse fatto, sarebbe stato iscritto in Centrale Rischi. «Ho passato notti insonni. Poi ho studiato, ho fatto fare delle perizie sui conti e ho scoperto che non avevo alcun debito, ma crediti cinque volte superiori a quello che mi chiedevano. E contrariamente al tasso che dichiaravano di applicarmi, pagavo il doppio, anche il 25% d’interessi, usura pura».
Così, Mario Bortoletto ha deciso di fare causa a tutte le banche con cui ha avuto a che fare. Finora su otto procedimenti ne ha vinti quattro, recuperando più di 300.000 euro.
 
Informarsi, studiare le carte e, se necessario, seguire le vie legali per vedere riconosciuti i propri diritti. Queste, in breve, le “dritte” fornite dall’imprenditore padovano. Attenzione però agli squali che popolano le torbide acque degli illeciti bancari. 
 
«l rischio è che, per difendersi dai ladri, si finisca sotto gli avvoltoi”. Io starei alla larga da chi chiede cifre esorbitanti per le perizie e da chi propone di firmare contratti onerosi con percentuali del 25-30% sulle somme eventualmente recuperate. Diffidare anche da chi suona il campanello per vendere perizie come se fossero aspirapolvere».  
 
 

 

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